Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2012 alle ore 06:41.

My24

MILANO
È attesa per la prossima udienza, fissata al 5 luglio, la sentenza del processo con rito abbreviato in corso al Tribunale di Milano per il dissesto finanziario dell'ospedale lombardo San Raffaele. Sarà il Gup Maria Cristina Mannocci ad esprimersi sulle sorti del consulente dell'istituto sanitario Pierangelo Daccò, dopo che il pm Luigi Orsi ha chiesto ieri cinque anni e mezzo di carcere (e tre anni per l'imprenditore Andrea Bezzicheri). Il legale di Daccò, Giampiero Biancolella, ha chiesto invece il proscioglimento.
Intanto, sul fronte dell'inchiesta, si aggrava la posizione del lobbista, indagato sia per il crac del San Raffaele che per il dossier sulla distrazione di fondi della fondazione sanitaria Maugeri (che in base alle indiscrezioni giornalistiche vedrebbe indagato anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, che nega tuttavia un suo coinvolgimento nelle indagini, e il direttore sanitario regionale Carlo Lucchina).
Secondo gli inquirenti Daccò avrebbe effettuato distrazioni di fondi per 7 anni e per un totale di 5 milioni di euro ai danni della collettività. Per lui e per Bezzicheri l'accusa è di associazione a delinquere e bancarotta, che avrebbero causato nel tempo il fallimento del San Raffaele.
Secondo il pm l'entità delle somme distratte, per di più ad una Fondazione di doppia rilevanza pubblica (dato che gestisce la sanità e lo fa a spese della collettività), contribuisce alla gravità delle accuse, e proprio per questo l'inquirente ha chiesto di negare al consulente le attenuanti generiche.
Daccò inoltre, ha sostenuto sempre il magistrato durante il processo a porte chiuse, per anni si sarebbe servito di una importante struttura internazionale per occultare i soldi distratti, di cui in parte si sono perse le tracce.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi