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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2012 alle ore 06:39.

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LONDRA. Dal nostro corrispondente
Il verde oltre al colore della speranza è anche quello dell'Irlanda e mai tinta fu scelta con tanta accortezza per una stretta di mano destinata a chiudere un doloroso capitolo della storia d'Europa. In verde Elisabetta II, regina del Regno Unito, in cravatta verde Martin McGuinness vice premier dell'Irlanda del Nord, le tribolate nove contee dell'isola dilaniate da decenni di troubles, gli scontri e il terrorismo delle fazioni protestanti e cattoliche.
Martin McGuinness è oggi un politico di mezza età, leader dello Sinn Fein con Gerry Adams, ma al picco delle violenze, anni Settanta e Ottanta, era il comandante delle brigate di Londonderry dell'Ira. Per sua volontà, per sua mano, per suo tacito consenso o impotente dissenso, è corso molto sangue, ma non c'è condanna che lo abbia inchiodato. Il verde ha scolorito per un giorno il rosso dei ricordi, in un atto semplice ripetuto due volte.
Dapprima nell'incontro riservato fra la sovrana e l'ex terrorista nel teatro Lirico di Belfast in presenza del presidente irlandese Michael Higgins e di Peter Robinson che del governo dell'Ulster è premier in rappresentanza del Democratic unionist party, la forza maggioritaria, protestante radicale come il suo fondatore, il reverendo Ian Paisley. Un'aggiunta che ha completato il quadro per i libri di storia: la sovrana di un pezzo di regno combattuto fra chi invocava anche a colpi di randello l'unione con Londra, i protestanti monarchici, e chi, in punta di moschetto e bombe annesse, predicava l'unificazione dell'isola sotto i vessilli di Dublino.
Le posizioni non sono cambiate, i metodi sono del tutto diversi. Convivono al governo di Belfast, l'uno capo dell'altro, nell'accettazione gerarchica della volontà popolare. Che i tempi siano diversi è evidente da un pezzo, ma la logica della convivenza per affermarsi anche nei simboli ha bisogno di un atto pubblico. È giunto ieri con la doppia stretta di mano. La prima, abbiamo detto, in forma riservata, la seconda davanti a una platea festante nonostante il coté repubblicano più radicale non abbia affatto apprezzato il gesto di McGuinness. Lo hanno salutato con scorribande in Falls road, proprio dove l'Ira era di casa, avvinta all'omertà, vezzeggiata dalla passione ideologica, protetta per disperazione.
Poche parole per celebrare l'evento. «È stato un incontro molto bello, potente segnale che la pace si costruisce grazie alla capacità di leadership», ha detto McGuinness. La sovrana gli ha sorriso, ha salutato e s'è allontanata sorretta da un semplice commiato: «Arrivederci e Dio sia con lei», pronunciato da un ex terrorista né pentito, né vinto, né vincitore. In irlandese, ovviamente.
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