Altolà di Maroni: non sarò un segretario dimezzato

MILANO
Roberto Maroni, che tra due giorni diventerà segretario federale della Lega, mette le mani avanti a soli due giorni dall'apertura del congresso federale del Carroccio. E avverte: «Non sarò un segretario commissariato».
Il triumviro della Lega Nord non ha evidentemente gradito la lunga intervista che il senatùr Umberto Bossi ha rilasciato a Sky Tg 24, in cui sembrava ancora parlare da leader del Carroccio. A proposito del suo successore, ne sminuisce la figura dicendo: «Il mio consiglio? Che vada d'accordo con me»; poi chiarisce di non avere «bisogno di titoli per poter fare le cose». Il tono di Bossi è quello appunto di un fondatore che ancora non ha mollato la presa, nonostante il 5 aprile scorso abbia rassegnato le dimissioni a seguito delle inchieste di 3 procure, che hanno colpito alcuni uomini a lui molto vicini (tra cui suo figlio Renzo, consigliere regionale in Lombardia).
Maroni sarà eletto nuovo segretario domenica, durante l'ultima giornata del congresso a Milano. Così ieri, approfittando di un incontro organizzato per sostenere la battaglia dei consiglieri in Consiglio comunale a Milano, chiarisce che lui non ci sta a fare il «segretario dimezzato». E precisa: «Se il congresso deciderà di eleggermi segretario, il segretario dovrà avere pieni poteri e io non sono interessato ad una cogestione o ad essere un segretario commissariato o sotto tutela».
A chiarire le cose ci penserà anche il nuovo statuto. Nella bozza della Lega Nord è ben definito il futuro di Umberto Bossi, a cui non rimangono molti ruoli operativi nel movimento. L'articolo 14, che delinea i compiti del presidente federale, è stato completamente modificato e cucito intorno alla figura del senatùr: «Umberto Bossi è il padre fondatore della Lega Nord e viene nominato presidente federale a vita, salvo rinuncia». E intanto dal nuovo simbolo della Lega sparirà il nome di Bossi. Rimarrà solo la sagoma del guerriero Alberto da Giussano.

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