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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 18:13.

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Ammontano a ben 254,7 milioni di euro i debiti del ministero della Difesa al 31 dicembre 2011 come è emerso nel Rapporto di performance 2011 trasmesso il 23 giugno dal ministero della Difesa al Parlamento. Il Rapporto indica che il debito «appare come conseguenza diretta della situazione di ipofinanziamento che la Difesa ha continuato a registrare; ciò ha indotto a posporre pagamenti da effettuare».

Gran parte dei debiti sono infatti riconducibili a servizi, forniture e soprattutto alle bollette di acqua, luce e gas di palazzi, caserme e basi. Costi sostenuti con i fondi assegnati alla voce "esercizio" del bilancio della Difesa, non a caso quella più penalizzata dai tagli degli ultimi anni. Basti pensare che nel 2008 la Funzione Difesa disponeva di 15,41 miliardi di euro dei quali 2,66 destinasti all'Esercizio. Nel 2011 il bilancio era sceso a 14,36 miliardi e i fondi per la gestione dell'apparato militare hanno toccato il minimo storico di 1,44 miliardi per risalire di poco quest'anno a 1,52 miliardi su un bilancio complessivo di 13,61.

In attesa che la riforma varata dal ministro Giampaola Di Paola
riesca a ridurre, entro il 2024, gli organici di 30 mila unità (da 180 mila a 150 mila) delle tre forze armate esclusi i 110 mila carabinieri, le spese per il personale continueranno ad assorbire gran parte delle risorse (quest'anno il 70,5 per cento) lasciando agli investimenti e all'esercizio fondi insufficienti a rinnovare e gestire mezzi e infrastrutture anche se la prevista dismissione del 30 per cento di basi e caserme contribuirà a ridurre i costi di gestione.

Nel documento presentato al Parlamento il ministero evidenzia infatti che con il livello di risorse previste per fino al 2013 «in assenza di specifici interventi, la prontezza operativa dello strumento militare rimarrà al livello minimo necessario per far fronte agli impegni internazionali, con il rischio di veder aumentare le criticità che la caratterizzano».

Secondo il rapporto, «una situazione congiunturale di questo tipo non potrà restare solamente in capo al dicastero della Difesa ma, vista la sua rilevanza, richiede la ricerca di soluzioni che possano conciliare le esigenze generali di finanza pubblica con le necessità di disporre di uno strumento militare in grado di operare ad adeguati livelli» Resta però paradossale che la Difesa non riesca a pagare le bollette ma acquisti nuovi jet, navi da guerra e blindati al costo di molti miliardi o spenda quest'anno 1,4 miliardi di euro extra-bilancio per le operazioni all'estero assorbito per metà dalla missione in Afghanistan.

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