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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 10:00.

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BRUXELLES – Dopo il secondo gol di Balotelli, un partecipante al vertice europeo di Bruxelles, ha scherzato che sarebbe diventato impossibile a quel punto ottenere concessioni dal cancelliere tedesco, Angela Merkel. Supertifosa della sua nazionale, la signora Merkel aveva già accolto con irritazione la decisione del presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, di vietare la visione di Italia-Germania («Siamo seri, niente calcio", aveva detto il grigio funzionario belga). Con la sconfitta calcistica, ha ragionato qualcuno, il cancelliere sarebbe diventato intrattabile.

Poche ore dopo, invece, è arrivato l'accordo, nel quale è stata proprio la Germania, leader del fronte del no, a fare le maggiori concessioni. «Abbiamo raggiunto buone decisioni - ha detto la signora Merkel, uscendo dalle riunioni all'alba – soprattutto sulla crescita e sulla lotta alla disoccupazione (il macchetto da 120 miliardi di euro, ndr), ma anche sui fondi salva-Stati Efsf e Esm». Il capo del Governo tedesco ha accettato soprattutto l'idea che l'Esm, che entrerà in funzione il mese prossimo e del quale proprio oggi pomeriggio il Bundestag deve votare la ratifica, possa ricapitalizzare direttamente le banche in difficoltà. Una opzione alla quale la signora Merkel aveva sempre detto no: l'ultima volta esplicitamente, non più tardi della settimana scorsa al vertice quadrilaterale a Roma con i leader di Italia, Spagna e Francia. «Sono il cancelliere tedesco e non ho controllo sulle banche spagnole», aveva detto, continuando a sostenere lo status quo, secondo cui la ricapitalizzazione delle banche deve passare attraverso il Governo del Paese d'origine. Facendo però aumentare in questo modo il debito pubblico, un fattore che aveva causato una brusca reazione negativa dei mercati.

Berlino si era mostrata fin dalla vigilia sensibile alle difficoltà delle banche spagnole, più che ai problemi di spread dell'Italia e della stessa Spagna. Nella delegazione tedesca, qualcuno aveva sostenuto che i rendimenti dei titoli pubblici dei due Paesi avrebbero potuto rientrare verso livelli più "normali" una volta sistemata la questione banche.

In cambio, la Germania ha ottenuto che la vigilanza venga attribuita a un'autorità come la Banca centrale europea, attraverso la quale si potrà esercitare un controllo che spesso le autorità nazionali non hanno voluto o potuto esercitare, finendo per aggravare la situazione. I finanziamenti dell'Esm non saranno insomma rilasciati senza un'opportuna supervisione.

La signora Merkel rientra insomma a Berlino avendo concesso più di quanto ci si aspettava alla vigilia, ma avendo evitato il collasso dell'unione monetaria, del quale le sarebbe stata inevitabilmente attribuita la colpa, essendo finora rimasta irremovibile a ogni proposta di soluzione.

E' possibile che le concessioni fatte a Bruxelles suscitino qualche malumore nella sua maggioranza, ma il voto (che richiede i due terzi) di oggi al Bundestag dovrebbe comunque passare con l'appoggio dell'opposizione (socialdemocratici e verdi). I suoi alleati in Parlamento hanno cominciato fin dalla mattina a salutare l'accordo come una vittoria del cancelliere, che, sostengono, ha evitato quello che quasi tutti gli altri chiedevano, e cioè la creazione di eurobond, che in Germania vedono come un modo per finanziare i debiti altrui con i soldi del contribuente tedesco. La partita interna non sarà peraltro del tutto chiusa neanche con il voto di oggi, dato che l'Esm sarà al vaglio della Corte costituzionale, che in passato ha mostrato più volte di esser poco accomodante con le esigenze europee.

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