Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2012 alle ore 10:30.

My24

Infrastrutture
Ricapitalizzazione della Bei e 4,5 miliardi per i project bond

Per far sì che la politica di rigore in Europa non deprima la crescita, è stato varato un pacchetto per finanziare l'economia del continente. In questa ottica si punta a mobilitare 120 miliardi di euro per misure «a effetto rapido». Il primo punto riguarda la ricapitalizzazione della Bei, la Banca europea per gli investimenti, l'istituzione finanziaria dell'Unione europea (sono membri della Bei gli Stati membri dell'Ue) creata nel 1957, con il Trattato di Roma, per il finanziamento degli investimenti necessari a sostenere gli obiettivi politici dell'Unione.

Il risultato raggiunto al vertice europeo è quello di aumentare di 10 miliardi il capitale versato della Bei, «allo scopo di aumentarne la base di capitale e di accrescerne la capacità totale di prestito di 60 miliardi, liberando in tal modo fino a 180 miliardi di investimenti supplementari, ripartiti in tutta l'Unione europea, compresi i Paesi più vulnerabili». Tale decisione dovrà essere adottata dal consiglio dei governatori della Bei affinché entri in vigore entro il 31 dicembre 2012.

Sul tema della ricapitalizzazione della Bei, nelle ultime settimane le posizioni della Francia e della Germania (rappresentanti rispettivamente del partito pro-crescita e di quello pro-rigore) sono state tutto sommato non lontane, tanto che l'accordo è apparso subito non impossibile. L'intesa sui 10 miliardi (una somma non eccessiva) è stata raggiunta proprio per non incontrare l'opposizione di Berlino, che probabilmente si sarebbe opposta a uno stanziamento più consistente. I Paesi "deboli", con conti pubblici in difficoltà, sono stati naturalmente favorevoli a questa soluzione.

Altro aspetto non secondario che ha avuto il via libera dal vertice Ue è stato l'ok ai project bond, con il disco verde a una prima fase di sperimentazione. «Si dovrà avviare immediatamente – si legge nel documento definitivo del vertice Ue – la fase pilota dell'iniziativa sui prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti, consentendo investimenti supplementari fino a 4,5 miliardi a favore di progetti pilota nei settori chiave dei trasporti, dell'energia e dell'infrastruttura a banda larga». In futuro potrebbe essere potenziato ulteriormente in tutti i Paesi «il volume di tali strumenti finanziari – è scritto ancora nel documento – a condizione che la relazione e la valutazione intermedie dalla fase pilota siano positive».

L'iniziativa, oltre a godere di un appoggio bipartisan in Italia – tanto che sia l'ex premier del centrosinistra Romano Prodi sia l'ex ministro dell'Economia del centrodestra Giulio Tremonti hanno più volte ribadito la bontà di un simile progetto – ha raccolto ampio consenso in ambito accademico e anche in molte cancellerie europee. Finora l'opposizione più netta era stata quella di Berlino.

Bilancio comunitario
Fondi strutturali più flessibili: 55 miliardi per l'economia

I fondi strutturali Ue entrano nella strategia di rilancio del continente. Si tratta di strumenti di intervento già esistenti, creati e gestiti dall'Unione Europea per finanziare vari progetti di sviluppo all'interno dell'Ue. Parte delle dotazioni verranno utilizzate, tra l'altro, a fianco della Bei per finanziare nuove infrastrutture; a disposizione ci sono 55 miliardi.
Nel comunicato conclusivo del vertice Ue, si specifica: «Ove opportuno e nel rispetto delle regole di disimpegno, gli Stati membri hanno la possibilità di collaborare con la Commissione, nell'ambito delle norme e prassi esistenti, per usare parte delle dotazioni provenienti dai fondi strutturali in modo tale da condividere il rischio di prestito della Bei e offrire garanzie sui prestiti per conoscenze e competenze, efficienza delle risorse, infrastrutture strategiche e accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese».

I fondi strutturali hanno già tre obiettivi principali: riduzione delle disparità regionali in termini di ricchezza e benessere, aumento della competitività e dell'occupazione, sostegno alla cooperazione transfrontaliera. Questi strumenti hanno riassegnato risorse a sostegno della ricerca e dell'innovazione, delle piccole e medie imprese e dell'occupazione giovanile e «ulteriori 55 miliardi di euro saranno destinati a misure a sostegno della crescita nel periodo in corso. Dovrebbe essere ulteriormente rafforzato – si legge ancora nel comunicato diffuso alla fine del vertice – il sostegno alle piccole e medie imprese, anche facilitando il loro accesso ai finanziamenti dell'Ue. Gli Stati membri hanno anche la possibilità di valutare l'eventualità di riassegnazioni all'interno delle dotazioni nazionali, nel rispetto delle norme vigenti e in cooperazione con la Commissione».

La proposta di allentare i criteri per accedere ai fondi strutturali europei, consentendone l'utilizzo ai Paesi in maggiore difficoltà (per promuovere progetti utili alla crescita, dal sostegno alle Pmi all'occupazione giovanile) ha goduto di discreti consensi nella fase di ideazione del progetto. La revisione dei fondi strutturali in direzione della crescita è stata una dei punti strategici sponsorizzati dall'Italia per far uscire il paese dalle secche del lento sviluppo in cui è caduto dal 1992 ad oggi.

Torna all'abc

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi