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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2012 alle ore 10:31.

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Lo strumento
Interventi flessibili sul mercato senza condizioni aggiuntive

Muro, scudo, ombrello. Si sono sprecati i termini per definire le misure anti-spread, cioè gli acquisti di titoli di Stato ad opera del fondo salva-Stati europeo per frenare la corsa dei rendimenti. Il tema non doveva essere all'ordine del giorno del vertice di Bruxelles ma vi è entrato a sorpresa su iniziativa del Governo italiano. La richiesta di Roma era molto semplice: i Paesi che stanno "facendo i compiti a casa" in termini di risanamento dei conti pubblici e riforme ma che restano nel mirino dei mercati per l'alto debito pubblico e l'effetto contagio da altri Paesi devono poter disporre di uno strumento rapido ed efficace in grado di portare i tassi sui titoli di Stato a livelli sostenibili.

Il vertice di Bruxelles sembra aver risposto a questa richiesta. Il fondo salva-Stati Efsf, che tra poche settimane cederà il testimone all'Esm (Meccanismo europeo di stabilità), dovrà intervenire sui mercati in modo «flessibile ed efficace» per proteggere gli Stati membri (come l'Italia) che rispettino le raccomandazioni della Ue. Tali condizioni, che non non sono aggiuntive rispetto a quelle già soddisfatte dal Paese, dovranno comunque figurare in un memorandum d'intesa. Nessun intervento automatico dunque.

Per chiedere un aiuto nella discesa dei tassi d'interesse dunque un Paese dovrà formalizzare la domanda al fondo salva-Stati e firmare un protocollo d'intesa ma, se continuerà nel suo percorso di risanamento, non sarà sottoposto a ulteriori misure di austerità come accaduto a Grecia, Irlanda e Portogallo.

Il Trattato sul fondo salva-Stati che ieri ha ratificato la Germania e che entro metà luglio entrerà in vigore in realtà già prevede la possibilità per l'Esm di comprare titoli di Stato sul mercato primario (cioè in asta) e su quello secondario, dove si scambiano i titoli già emessi. L'intervento è però vincolato alla firma di un protocollo d'intesa tra il Paese interessato, la Commissione europea e, ove possibile, il Fondo monetario, in cui vengono precisate le condizioni dell'aiuto. I leader dell'aera euro ieri hanno ribadito inoltre che la Banca centrale europea svolgerà il ruolo di agente del fondo Efsf-Esm. Questo significa che l'Efsf-Esm interverrà sul mercato con operazioni di acquisto e vendita di titoli di Stato attraverso la Bce, che possiede capacità operative che il neonato Fondo non può avere. Le banche centrali dell'Eurosistema si troveranno quindi in prima linea: saranno loro - la Banca d'Italia nel caso dei BTp - a decidere quali titoli di Stato comprare in asta o sul secondario, per quali quantitativi e in quali tempi. E sarà la Bce ad effettuare fisicamente gli acquisti.
La Bce dunque farà solo da tramite del fondo salva-Stati senza accollarsi le perdite o i guadagni sui bond. In questo modo l'Eurotower porrà fine al controverso programma di acquisto di obbligazioni che aveva provocato forti tensioni all'interno del board.

Il nodo delle risorse
Dotazione da potenziare per rassicurare gli investitori
Il nodo principale da sciogliere riguarda la potenza di fuoco disponibile del fondo salva-Stati. L'Esm a regime disporrà di circa 500 miliardi di euro freschi, cui andranno sottratti gli aiuti chiesti per le banche spagnole e fissati in circa 100 miliardi. Una cifra che potrebbe dimostrarsi insufficiente di fronte ad un contagio più ampio. Non va dimenticato infatti che l'Esm può esser chiamato non solo a comprare titoli di Stato sul mercato primario e secondario, ma anche a fornire prestiti agli Stati e alle banche e linee di credito precauzionali.

Tanto per fare un esempio, nei quasi due anni di acquisti di titoli di Stato (peraltro interrotti da lunghe pause) la Banca centrale europea ha comprato oltre 200 miliardi di euro di bond di Grecia, Portogallo, Irlanda e poi Spagna e Italia. Una cifra considerevole.

Il nodo politico principale, poi, riguarda le condizioni a cui verrà concessa l'assistenza. Gli Stati in difficoltà, nel chiedere l'attivazione dell'Esm, firmeranno un protocollo d'intesa che pone condizioni. Ma per quelli che rispettano le raccomandazioni specifiche europee, le scadenze fissate dal semestre europeo, il Patto di stabilità e le procedure di squilibrio economico, basterà rimanere in linea con gli impegni presi con Bruxelles, cosa diversa dai programmi lacrime e sangue imposti nei precedenti salvataggi dalla troika Ue-Bce-Fmi. Il monitoraggio ci sarà ma non coinvolgerà il Fondo monetario (a meno di una sua partecipazione agli aiuti), lasciando probabilmente aperti maggiori spazi negoziali fra il Paese beneficiario e Bruxelles.

Nel comunicato finale del vertice di ieri non c'è traccia della proposta rilanciata da Italia e Francia di conferire al fondo salva-Stati una licenza bancaria, cioè di equipararlo a un normale istituto di credito che si finanzia regolarmente presso la Banca centrale europea. L'ipotesi teoricamente resta aperta, ma la Germania finora l'ha sempre esclusa perché a suo avviso violerebbe il divieto di finanziamento degli Stati
da parte della Bce.

Tutti questi nodi sul meccanismo anti-spread dovranno essere sciolti all'Eurogruppo del 9 luglio. Innanzitutto andrà definito meglio il percorso alternativo più leggero e meno vincolante in fatto di condizionalità rispetto all'attuale richiesta di aiuto stile-Fmi. Proprio quello che chiede l'Italia.

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