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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2012 alle ore 12:57.
Il primo triumviro a parlare è stato Manuela Dal Lago, che ha ringraziato Bossi e ricordato che le divisioni devono essere "fuori" dal partito, e non all'interno.
Poi è il turno di Roberto Calderoli, acclamato dai militanti, che ricorda gli eroi del Nord, perseguitati. Ma gli applausi li prende soprattutto quando parla dei politici di professione: "stiamo attenti, ci sono persone che fanno politica senza aver mai lavorato un giorno, io invece chiederei la busta paga, per dimostrare di essersi prima resi in grado di farsi una propria vita".
In Lombardia
I temi sono quelli tradizionali, con qualche riferimento in più all'attualità. Ma la notizia, tra le righe, arriva alla fine del discorso: "La Lombardia deve avere un presidente della Lega". Non si dice esplicitamente ma il messaggio è chiaro: fine dell'alleanza col Pdl, e soprattutto con Roberto Formigoni, come si sente dire da ieri tra dirigenti e militanti.
Le critiche
Nel discorso di Calderoli c'è un messaggio implicito che manda a Renzo Bossi, figlio dell'ex senatùr eletto in Lombardia e ora espulso: «nella battaglia politica prima si va a fare i consiglieri comunali, all'opposizione, e poi si dimostra cosa si sa fare e si può andare altrove».
Il rischio, dice Calderoli, è di fare la fine di Rifondazione comunista: occorre sacrificio, capacità di aggregarsi. «Da lunedì dobbiamo cambiare pagina. Ora ci vuole un segretario per tutti, mi auguro che non ci siano commissariamenti, o controlli nei confronti di quelli che hanno avuto opinioni diverse. Dobbiamo essere uniti».
Un lungo applauso quando dice che non vuole nessuna tentazione di correnti alternative, dato che si è sentito parlare di una »cosa del genere, come la fondazione veneta».
Poi spiega il perché della sua mancata candidatura: «perché voglio bene a Bossi e perché credo che per questo ruolo Maroni abbia una marcia in più. Sono contento di aver lavorato per unire Bossi e Maroni, nella Lega occorrono entrambi».
Dalla secessione al federalismo
Anche Calderoli, stesso abbigliamento di Bossi con camicia a maniche corte dal tradizionale colore verde, torna sui temi noti nel federalismo. Non usa, lui, la parola secessione, ma parla di regioni meritevoli: "chi lavora di più deve avere più rappresentanti". Ma non si nega riferimenti alla cronaca attuale, ed è il primo riferimento esplicito in due giorni: «vanno proibite le speculazioni sugli investimenti, come è successo in questo periodo».
Lo sguardo è ancora sui territori, e lancia la proposta estrema di cui in Lombardia aveva già parlato Andrea Gibelli, vicepresidente regionale: «Moneta diversa per i nostri imprenditori». E poi: «I costi standard che oggi Monti vuole utilizzare li abbiamo inventati noi, solo che lui li vuole applicare ai comuni ma non alle regioni, ai territori e non ai ministeri».
Lungo applauso anche per Calderoli, qualcuno si alza e va a salutarlo.
Ma ora il discorso più atteso. Quello di Maroni. Al suo nome l'applauso più lungo, tutti lo chiamano per nome e si alzano in piedi.
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