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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2012 alle ore 08:13.

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MILANO
Una prima giornata dai toni pacati, con poche centinaia di partecipanti tra delegati e militanti, e una serie di interventi che ricordano i temi del Carroccio di 20 anni fa: federalismo, lotta contro le tasse di Roma e la burocrazia di Bruxelles. Così si è aperto ieri il congresso della Lega al Forum di Assago (Milano). Oggi il partito attende l'arrivo di 10mila persone, pronte ad acclamare Roberto Maroni segretario, ma intanto dietro le quinte si lavora già ad una nuova strategia politica: lasciare Montecitorio e dedicarsi solo alla rappresentanza territoriale, in corsa solitaria.
L'idea di molti dirigenti di partito, soprattutto quelli del Nord, è rinunciare a presentarsi alle elezioni politiche nazionali e lavorare solo alle liste regionali, senza alleati ingombranti. Una scelta estrema che servirebbe a ricompattare l'elettorale e ridare al movimento l'immagine di partito d'opposizione, e che alcuni leader di spicco come il neo segretario lombardo Matteo Salvini considerano «un'ipotesi affascinante». In questi due giorni si consumano quindi due scenari al Forum di Assago. Il primo, ufficiale, vede Maroni candidato unico alla segreteria, e oggi dovrebbe essere votato senza intoppi. Il nuovo statuto, che verrà approvato stamani, garantisce intanto all'ex senatùr Umberto Bossi lo status di padre fondatore, con poteri di convocare il congresso e presiedere il comitato di Disciplina e garanzia (l'articolo 14 è stato cucito intorno a lui).
Il secondo scenario è invece il dibattito dietro le quinte su cosa la Lega farà da grande. L'alleanza con il Pdl sembra ormai destinata a naufragare, almeno nel breve periodo. In ogni territorio si valuterà caso per caso le modalità di uscita, ma in generale ieri appariva chiaro che l'umore prevalente fosse questo tra delegati e militanti. In più, l'ipotesi di una corsa solitaria affascina i vertici del partito, pur trovando la resistenza dei parlamentari leghisti.
Ieri, durante la prima giornata, gli interventi si sono prevalentemente concentrati sul ritorno all'unità e sul superamento delle divisioni interne. «C'è chi continua a incancrenirsi su beghe interne e rivalità, ma qualcuno non si è accorto che il problema non è in che posto stai in lista, ma è averla la lista e averla con tanti voti – ha detto Salvini intervenendo al congresso –. Dobbiamo essere in grado di ritrovare quel senso di comunità che negli ultimi anni è venuto un po' meno».
Più radicale Roberto Calderoli, fino a stamani triumviro della Lega insieme a Maroni e Manuela Dal Lago: «Per me le correnti dovrebbero essere vietate, perché tutti devono essere parte della stessa Lega». Infine, dal sindaco di Verona Flavio Tosi, un richiamo alla concretezza: «Meno slogan e meno demagogia e pensare di più alla nostra terra».
Moltissimi i delegati che ieri hanno ricordato e salutato Bossi. Il leader storico del partito parla stamani alle 11 e 30. Eppure è chiaro che questo congresso è tutto concentrato su Maroni. Un enorme striscione "Grande Bobo" firmato dai Giovani padani della Valtellina è rimasto ieri sugli spalti del Forum di Assago. Nessuno striscione invece dedicato all'ex senatùr.
Il voto di oggi, con cui Maroni verrà eletto, sembra quindi un passaggio scontato, e ormai gradito alla maggioranza dei militanti. Già ieri, quando il presidente del congresso Giancarlo Giorgetti ha annunciato la candidatura unica di Maroni, la platea ha salutato la notizia con un lungo applauso. In 473 sui 630 delegati hanno firmato per lui ed è probabile che domani si proceda per acclamazione.
Intanto ieri Giorgetti ha anche comunicato la lista dei candidati al consiglio federale. In base al nuovo statuto, salgono a sei (da quattro) i membri elettivi lombardi e i candidati sono il fondatore dell'associazione Terra insubre, Andrea Mascetti, il deputato bergamasco, Giacomo Stucchi, Simona Bordonali, il deputato mantovano, Gianni Fava, il presidente federale del Movimento giovani padani, Paolo Grimoldi, il sindaco di Lesmo, Marco Desiderati, e Aurelio Locatelli, ex autista di Umberto Bossi. Per il Veneto, i membri elettivi salgono da due a quattro, e i candidati sono Gianantonio Da Re, Manuela Dal Lago, Marino Finozzi, Daniele Stival, Massimo Bitonci. Per il Piemonte, rimangono due i posti, e i candidati sono Oreste Rossi, Stefano Allasia, Enrico Montani, Sebastiano Fogliato.
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