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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2012 alle ore 07:15.

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Sul vertice Rai nuova fumata neraSul vertice Rai nuova fumata nera

Un voto "galeotto" non ha permesso ieri la designazione, da parte della Vigilanza, di sette dei nove consiglieri di amministrazione della Rai di sua competenza. Il dato politico della giornata è stata la "conversione" della Lega Nord, che a poche ore dal "via da Roma" pronunciato da Roberto Maroni, anziché votare scheda bianca come annunciato nei giorni precedenti, ha partecipato alla lottizzazione "romana" del Cda. I quattro votati dal Pdl sono stati Antonio Verro, Guglielmo Rositani, Luisa Todini e Antonio Pilati. Il Pd ha confermato il voto per i candidati indicati dalle associazioni, Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi mentre l'Udc ha confermato Rodolfo De Laurentiis. Uno schieramento che va dal Fli-Api all'Idv ha sostenuto la candidatura di Flavia Piccoli Nardelli che era riuscita ad entrare nel Cda Rai dopo la prima votazione.

Prima votazione che ha avuto aspetti da farsa ma, allo stesso tempo, ha rivelato una dissidenza politica nel Pdl. Su un tema come la Rai che una volta vedeva compatto come un sol uomo il partito di Silvio Berlusconi. La farsa: nel corso della prima votazione su una scheda è scritto Verri anziché Verro (Antonio), consigliere uscente della Rai, confermato dal Pdl dopo aver rinunciato al seggio parlamentare. Pdl e Lega hanno chiesto, e ottenuto dal presidente della commissione Sergio Zavoli, l'annullamento di una votazione che aveva visto il proprio quarto candidato, Antonio Pilati, già componente dell'Autorità per le comunicazioni e dell'Autorità Antitrust, perdere con quattro voti il posto di settimo consigliere a favore di Flavia Piccoli Nardelli, che ne aveva ottenuti cinque da Idv (due), Futuro e libertà, Api e da un dissidente del Pdl.

Un'altra sorpresa, maturata nella giornata di ieri, è stato l'ingresso nella terna vincente del Pdl di Luisa Todini - moglie di Luca Josi, produttore televisivo in causa con la Rai - accanto ai confermati Verro e Guglielmo Rositani. Quest'ultimo ha soffiato il posto a Enzo Iacopino (sempre che nelle prossime votazioni non ci siano altre sorprese). Nella seconda votazione il dissidente del Pdl vota scheda bianca e si ottiene così un pareggio con quattro voti ciascuno tra Pilati e Piccoli Nardelli. Si rivota oggi all'ora di pranzo, mentre l'Aula della Camera dovrebbe votare per l'Autorità dei trasporti.
Cosa può succedere? Il Pdl, dato che la notte porta consiglio, cercherà di recuperare il suo dissidente per farlo votare a favore di Pilati. Quest'ultimo, in tal caso, diventerà, con cinque voti, il settimo consigliere nominato dalla Vigilanza e il quarto del rinato asse Pdl-Lega, che può contare su venti voti in Vigilanza contro i 19 dello schieramento della ex-opposizione, dove la novità è stata la decisione dell'Italia dei Valori di partecipare al voto. Lo schieramento che ha votato Piccoli Nardelli, di cui l'Idv fa parte, può sperare - ma è difficile - che il radicale Marco Beltrandi, anziché astenersi dal voto, accetti di votare un candidato oggettivamente traversale e fuori dai giochi di partito, per portarlo da quattro a cinque voti. Si cercherà di trattare con Beltrandi e con Marco Pannella. Non è da escludere che oggi si profili un nuovo pareggio e, quindi, un nuovo rinvio se il dissidente di Pdl o Lega insisterà con la scheda bianca.

«Non si uccidono così anche i cavalli di bronzo?» si chiede Beppe Giulietti di Articolo 21, che chiede al Governo il commissariamento della Rai, in caso di una terza fumata nera dopo la votazione di oggi. L'assemblea dei soci Rai, convocata nella giornata di ieri, è stata aggiornata a oggi ed è possibile che debba rimanere aperta almeno un'altra giornata.
Sulle vicende del vertice Rai, infine, interviene Pier Silvio Berlusconi: «La cosa determinante per il bene della Rai è che nella prima azienda culturale italiana, in termini di quanto produce e quanto investe, ci sia qualcuno che decida». E i trecento curricula presentati in Vigilanza? Sembrano destinati a finire come carta straccia, a meno di clamorosi colpi di scena in caso di impasse ripetuto della commissione sugli attuali nomi.

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