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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2012 alle ore 06:37.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
È tutta in salita la nascita dell'Esm. Ieri Finlandia e Olanda hanno annunciato di voler bloccare l'acquisto di titoli pubblici sul mercato secondario da parte del nuovo fondo europeo Esm. Le regole esigono l'unanimità in generale ma non quando scatta una procedura d'emergenza (si veda al scheda a fianco). La presa di posizione dei due paesi dà però misura delle tensioni tra gli Stati membri dell'area euro. Peraltro in Germania sono stati presentati ricorsi contro lo stesso Esm, rallentandone l'entrata in vigore.
«La Finlandia valuterà caso per caso gli acquisti (di obbligazioni, ndr) - ha spiegato ieri un portavoce del Governo di Helsinki - ma ci opporremo probabilmente ai futuri progetti di acquisto di titoli da parte dell'Esm sul mercato secondario». Dall'Olanda, il ministero delle Finanze ha aggiunto: «Usare gli strumenti esistenti per acquistare obbligazioni sarebbe costoso e potrebbe essere fatto solo con una decisione all'unanimità. Ciò significa che l'Olanda dovrebbe votare a favore».
Bluff? In parte sì. È vero che lo statuto dell'Esm richiede l'unanimità quando si tratta di approvare interventi sui mercati. Ma il trattato prevede una votazione d'urgenza «nei casi in cui la Commissione e la Banca centrale europea concludano che la mancata adozione di una decisione urgente circa la concessione o l'attuazione di un'assistenza finanziaria minaccerebbe la sostenibilità economica e finanziaria della zona euro». In questo caso basta la maggioranza dell'85% del capitale.
Insieme, Finlandia e Olanda controllano il 7,50%, una quota insufficiente per bloccare una decisione urgente. La minaccia, dettata probabilmente da pressioni di politica interna, non è priva però di mordente: in attesa che l'Esm entri in vigore, rimane in vita l'Efsf, che prevede solo la regola dell'unanimità. Notava nei giorni scorsi un alto responsabile europeo: i due Paesi «sono stati degli scocciatori per delle ore» durante le trattative del recente vertice a Bruxelles che hanno portato a un allentamento limitato delle regole di ingaggio dell'Efsf e dell'Esm.
L'accordo raggiunto nella notte tra giovedì e venerdì è attualmente oggetto di negoziati tecnici e deve essere discusso dall'Eurogruppo il 9 luglio. Alcuni economisti temono che l'intesa possa essere rimessa drasticamente in discussione. Le trattative notturne hanno mostrato come molti Paesi della zona euro oscillino tra la consapevolezza di come la crisi stia mettendo a rischio la stessa tenuta della zona euro e il timore di creare azzardo morale nei Paesi più fragili.
Ieri alcuni Governi si sono chiesti se la decisione di consentire all'Esm di ricapitalizzare direttamente le banche - una delle decisioni prese venerdì dal Consiglio europeo - debba richiedere una modifica del trattato che ha istituito il fondo e quindi nuove ratifiche nazionali. Ieri il portavoce della Commissione Simon O'Connor lo ha escluso; ma i Paesi che vorranno ostacolare l'entrata in vigore dell'Esm potrebbero voler perseguire questa strada.
Sempre a proposito del fondo di stabilità, ieri la Corte costituzionale tedesca ha confermato che valuterà i ricorsi contro il nuovo meccanismo di stabilità il 10 luglio. Non è chiaro quando il tribunale pubblicherà la sua decisione. In Germania, la maggiore parte dei giuristi si aspetta il benestare della Corte. Resta che l'entrata in vigore dell'Esm rischia di essere rinviata nuovamente. Il via libero della Germania, che controlla il 17% del fondo, è necessario perché il salva-Stati entri in funzione.
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Le quote nell'Esm e la soglia dell'85%
1
Quando serve l'unanimità...
Il Trattato istitutivo del fondo salva-Stati Esm (articoli 17 e 18) dice che per approvare l'acquisto di titoli di Stato sul mercato primario (in asta) e secondario il Consiglio dell'Esm deve decidere «di comune accordo», cioè all'unanimità.
Basta quindi il no di uno dei 17 Stati membri (per esempio la Finlandia) per rifiutare la richiesta di aiuto di un Paese e quindi vanificare l'efficacia del muro anti-spread
2
Quando basta l'85%
C'è però una via d'uscita a questa situazione, prevista dall'articolo 4, che introduce un sistema di decisione basato su una procedura d'urgenza.
Se Commissione europea e Bce individuano le condizioni per la procedura d'urgenza, allora il via libera da parte del Consiglio Esm può avvenire anche a maggioranza qualificata pari all'85% dei voti espressi.
La Finlandia ha una quota dell'1,8% (si veda il grafico), l'Olanda del 5,7. Insieme quindi non raggiungerebbero quel 15% che vale come minoranza di blocco, ma avrebbero bisogno del sostegno di altri Paesi
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