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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2012 alle ore 09:02.

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LONDRA. Dal nostro corrispondente
Alle 7 del mattino si dimette Bob Diamond, alla 7 di sera l'ombra della vergogna lambisce la Banca d'Inghilterra. E forse molto di più. La cronaca delle dodici ore che hanno sconvolto la City va letta dalla fine, dall'affondo del dimissionario ceo di Barclays contro la banca centrale, nella figura di Paul Tucker, vice governatore, considerato il più papabile all'austera poltrona di Mervyn King, anzi di King Mervyn come lo si ossequia nel Miglio Quadrato a testimonianza del potere assoluto di cui gode. Marcus Agius il presidente uscente della banca che dopo aver presentato le dimissioni per proteggere Bob Diamond le ha ritirate per consentire allo stesso Diamond di dimettersi, ha svelato un memo inviato nel 2008 dal ceo uscente al top management della banca incluso JohnVarley che all'epoca era amministratore delegato. Poche ma sentite parole passate nel cianuro. «In seguito alla nostra ultima conversazione, il signor Tucker ha detto di aver ricevuto telefonate da figure senior di Whitehall che si domandavano perché il nostro Libor è sempre vicino ai margini più alti. La sua risposta è stata "devi pagare quel che devi pagare"…». La mail va avanti ma la preoccupazione espressa da Paul Tucker per nome e per conto degli uffici governativi - senior - è il contrattacco di un banchiere ferito. Umiliato nella propria professionalità, esposto ai venti di una polemica che oscilla fra gli eccessi della sua paga e quelli della sua ambizione, Bob Diamond ha reagito cavandosi un masso dalle scarpe. Da un giorno almeno circolavano voci sul possibile coinvolgimento dei regolatori, al punto che alcuni commentatori s'erano spinti tanto in là da spiegare le dimissioni di Bob Diamond come conseguenza della pressione politica scatenata dai messaggi minacciosi che Barclays faceva uscire a carico delle authority di controllo. Come dire: non si tocca l'establishment. E invece Bob Diamond ha brindato con un calice di veleno alla nomenclatura della City di Londra. E oggi è atteso per il secondo atto quando dovrà spiegare alla Commissione parlamentare del Tesoro il senso di quel memo.
Ci ha pensato Marcus Agius a porre la vicenda in un contesto relativamente preciso, sventolando la bandiera dell'equivoco. La mail, ha lasciato intendere, sarebbe stata interpretata molto liberamente da Jerry del Missier il direttore generale della banca che ieri ha presentato le dimissioni. Barclays è infatti decapitata, senza numero uno e numero due e con un presidente ritornato rapidamente sui propri passi per gestire l'emergenza. Secondo Marcus Agius, infatti, Jerry del Missier (uno dei destinatari del memo di Diamond) avrebbe interpretato quelle parole come un invito ad essere "elastici" sulla determinazione del Libor una sua diretta responsabilità. Conclusioni che non sarebbero state condivise da Bob Diamond. Sembra di assistere a un complesso gioco delle responsabilità, nella banca e nella politica, che in ultima istanza mira al governo precedente: nel 2008 a Whitehall c'era il laburista Gordon Brown, non gli uomini del conservatore David Cameron. Le dimissioni di Bob Diamond, giustificate dal ceo come misura presa «per non pregiudicare il nome» della banca sono state salutate con soddisfazione sia dal Premier che dal Cancelliere. La sensazione è che non siano le ultime: la tempesta è appena cominciata.
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