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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2012 alle ore 13:58.

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Ancora in alto mare la nomina del nuovo vertice della Rai: causa mancanza del numero legale (21 su 40 componenti) è saltata infatti la riunione della Commissione parlamentare di vigilanza convocata oggi per il rinnovo del Consiglio di amministrazione dell'azienda. Secondo quanto riferito dal commissario Giorgio Merlo (Pd) «a far mancare il numero legale è stato il radicale Beltrandi». Assenti anche i parlamentari di Lega Nord e Pdl, riuniti in un'altra stanza per decidere la linea del partito.

Viespoli al posto di Amato
Dopo la nuova fumata nera di questa mattina per l'elezione del Cda Rai, la Commissione di vigilanza voterà a oltranza da domattina alle 9 per eleggere i 7 componenti di sua pertinenza. La novità, rispetto ad oggi, sarà il debutto del senatore Pasquale Viespoli, presidente del Gruppo parlamentare di Coesione nazionale, tra i componenti della vigilanza in sostituzione del senatore azzurro Paolo Amato che polemicamente aveva annunciato, alla vigilia, il suo appoggio alla candidatura di Flavia Piccoli Nardelli, inducendo il Pdl a non presenziare alla riunione della commissione e a chiedere alla presidenza di Palazzo Madama la sua immediata sostituzione.

Il blitz di Schifani
La risposta non si è fatta attendere, e a stretto giro il presidente Schifani ha disposto l'avvicendamento dei due componenti. In una nota della presidenza si spiega che Viespoli in mattinanta in Aula aveva reiterato con forza la richiesta, già rivolta il 12 giugno ai Presidenti delle Camere, perché la composizione della Vigilanza fosse integrata con un rappresentante del proprio gruppo, l'unico finora unico escluso, nel rispetto delle norme che garantiscono la rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari nella commissione di controllo sulla Rai. In seguito al ricalcolo proporzionale dei 20 seggi spettanti ai gruppi é risultato quindi ncecessario diminuire di una unità il gruppo Pdl, finora rappresentato da 9 senatori. Il capogruppo pidiellino, Gasparri, ha poi comunicato, sempre oggi, quale "eccedente" la quaota spettante il nominativo del "dissidente" Amato, che pertanto, per disposizione dello stesso Scifani, cessa di appartenere alla commissione per lasciare il passo a Viespoli.

Le censure di Bersani e Fini
Il sollecito decisionismo di Schifani ha immediatamente scatenato le polemiche, a cominciare dal leader del Pd, Pier Luigi Bersani, secondo cui a questo punto è «indispensabile e urgente che il presidente del Senato riferisca in aula». Ora Schifani «chiarisca», esorta anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «Schifani ha ravvisato l'urgenza di intervenire solo oggi - afferma Fini - perché era chiaro che la libertà di voto del senatore Amato avrebbe determinato un esito della votazione non gradito al Pdl? Se così fosse, saremmo in presenza di un fatto senza precedenti e di inaudita gravità politica».

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