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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2012 alle ore 16:07.

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Insinuazioni su età e lifting durante Euro 2012, Paola Ferrari vuol far causa a TwitterInsinuazioni su età e lifting durante Euro 2012, Paola Ferrari vuol far causa a Twitter

Oltre allo scampato «biscotto» tra Spagna e Croazia, al didietro «nella Nutella» di Balotelli e al «rigore tedesco» che «non è bastato contro l'Italia» l'Europeo di Twitter-maniaci ha avuto un altro bersaglio: la telegiornalista Rai Paola Ferrari conduttrice della trasmissione «Stadio Europa». Oggetto di epiteti anonimi e offensivi, alcuni dei quali irripetibili, con pesanti allusioni fisiche soprattutto all'età (è nata nel 1960) e a presunti rifacimenti estetici.

Archiviata l'esperienza di Euro 2012, il volto femminile de la «Domenica Sportiva» passa al contrattacco: ha deciso infatti di citare il social network Twitter per diffamazione chiedendo un-maxi risarcimento che, se ottenuto, sarà devoluto interamente a favore delle famiglie delle vittime del terremoto in Emilia.

Chi di tweet ferisce. La Ferrari è stata bersagliata soprattutto per immagini. Qualcuno ha per esempio accostato il suo volto a quello stilizzato di una bambola gonfiabile. Qualche altro ha contrapposto una foto del suo book a una paparazzata in cui la telegiornalista appare senza trucco, scrivendo sotto - stile «Settimana Enigmistica» - «Trova le differenze». Tra i top tweet di Euro 2012 si registra poi «Paola Ferrari in camerino si prepara per Spagna-Italia». Clicchi sul link immagine e trovi la mummia di un faraone egizio. L'età si rivela insomma il punto sul quale la conduttrice è stata colpita più duramente: un utente ha per esempio postato l'immagine di Sara Carbonero, volto della televisione spagnola oltre che partner del portiere iberico Iker Casillas, commentando: «Dateci Sara Carbonero e prendetevi Paola Ferrari».

La reazione di Paola. Alla fine la telegiornalista non è rimasta a guardare. «Lavoro nel giornalismo da più di 30 anni e da 20 in Rai - ha confidato a Klauscondicio, il programma di Klaus Davi su YouTube - e ho sempre accettato le critiche, anche quelle più dure e a mio avviso immotivate, ben sapendo che fanno parte del gioco. Tuttavia con questo atto voglio dire un no chiaro. Il web non può diventare una bacheca della diffamazione anonima, dell'insinuazione volgare e del razzismo solo perché nel web c'è la libertà di espressione. Non è giusto usare la rete e i social network per insultare le persone, senza la possibilità di un contraddittorio, e questo accade soprattutto con Twitter. Se il web e i blog vogliono giocare un ruolo serio nell'informazione, allora devono comunque attenersi alle regole deontologiche di base e alle norme civili che valgono fuori dalla rete. Nessuno si riunisce pubblicamente per diffamare o insultare qualcun altro o, se lo fa, per lo meno è passibile di denuncia. Ecco, credo allora che la cosa valga anche per Twitter».

Ben venga la Severino. La Ferrari s'è poi detta d'accordo con la norma di legge proposta all'interno del Dl intercettazioni dal ministro della Giustizia Paola Severino che imporrebbe la rettifica obbligatoria anche ai siti web. «La mia sarà una battaglia per una informazione più civile che si basa su una semplice regola: sì e sempre alla libertà di critica, ma no alla libertà d'insulto e di diffamazione vigliacca e, soprattutto, anonima. Se dovessi ricevere un giusto risarcimento per i danni recati alla mia immagine professionale e personale, per altro costruita con il lavoro negli anni, tutto l'ammontare andrà ai terremotati dell'Emilia, gente, quella sì, che merita a prescindere per la compostezza e il coraggio che mostra». Sono ormai molte le persone che si stanno ribellando alla cosiddetta «dittatura del web» e citano siti e social network per diffamazione on line.

Oltre ai casi internazionali di Hugh Grant e della famosa attrice cinese Zhang Ziyi, ora anche molti attori e persone dello show biz italiano, come hanno fatto recentemente Sabrina Ferilli e Serena Grandi, difendono la propria privacy da reati che si stanno configurando, anche in Italia, come molestie via internet e cyberstalking. Con ipotesi di reato del genere, ogni sentenza finisce per fare giurisprudenza.

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