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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2012 alle ore 06:39.

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ROMA
Il Pdl punta sulle preferenze e su un premio di governabilità piccolo al partito (non alla coalizione) vincitore. Il Pd punta sui collegi e su un premio di governabilità grande alla coalizione (non solo al partito) vincitrice. Qui lo stallo. L'indicazione data agli "sherpa" dai leader di Pdl, Pd e Udc era stata quella di tentare la quadra entro la settimana. E a questo scopo Angelino Alfano e Pier Luigi Bersani hanno messo in campo direttamente le segreterie dei loro partiti (il coordinatore del Pdl Denis Verdini e quello del Pd Maurizio Migliavacca). Ma ieri sera, appunto, «il barometro» andava decisamente «verso il mal tempo», per usare l'espressione di un dirigente del Pd.
L'incaglio è soprattutto sulla scelta tra preferenze o collegi per ridare ai cittadini voce in capitolo sull'elezione dei parlamentari. Nel vertice notturno di martedì a Palazzo Grazioli lo stesso Silvio Berlusconi e molti pidiellini avrebbero abbracciato la via delle preferenze. Da qui il messaggio che Bersani ha fatto recapitare ieri a Via dell'Umiltà: no alle preferenze, il Pd vuole i collegi come strada diretta per eleggere i parlamentari. Su questo punto anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, pur storicamente favorevole alle preferenze, è allineato alla posizione di Bersani: il sistema dei collegi è d'altra parte alla base dell'amato modello tedesco (50% collegi uninominali maggioritari e 50% liste bloccate con sbarramento al 5%). «C'è una situazione di grande instabilità a causa delle troppe contraddizioni e incertezze del Pdl», dice uno sconsolato Luciano Violante, del Pd, nei mesi scorsi autore di una bozza condivisa basata sul tedesco corretto. E che l'impasse sia dovuta soprattutto all'indecisione del Pdl è ormai convinzione anche dei centristi.
A spingere per il semplice ripristino delle preferenze è soprattutto l'ala ex aennina del Pdl. L'ex ministro Ignazio La Russa, in particolare, per tutto il corso della trattativa ha ricoperto la funzione di "frenatore" sui collegi. Tanto che l'ultimissima bozza di accordo prevede – su insistenza proprio del Pdl – l'introduzione di collegi proporzionali con il recupero dei migliori perdenti, come avviene con il sistema in vigore per eleggere i consigli regionali (da qui provincellum), e non di collegi maggioritari alla tedesca dove viene eletto il solo primo arrivato. Il Pdl, e non solo l'ala ex An, vede con grande preoccupazione il sistema dei collegi maggioritari per il semplice fatto che rischierebbe di prenderne ben pochi in base agli ultimi sondaggi: Pdl terzo partito dietro Pd e grillini. Da qui, soprattutto, l'impasse. Anche se le posizioni pidielline sono oltremodo variegate. Come dimostra la presa di posizione, tradottasi in una lettera a Berlusconi e Alfano, del portavoce del partito Peppino Calderisi e dell'ex ministro Enrico La Loggia: «Un mix di liste molto corte e collegi uninominali veri è l'unica soluzione seria. In tutte le maggiori democrazie le leggi elettorali non si basano né sulle preferenze né su finti collegi uninominali tipo provincellum».
Man mano che il tempo passa, sullo sfondo avanza l'ipotesi di una manutenzione del Porcellum. Magari da fare poco prima di sciogliere le Camere. Il "modello D'Alimonte" è stato ieri rilanciato dal democratico Vannino Chiti. A una soluzione pasticciata è preferibile lo schema elaborato dal politologo su queste pagine già all'indomani dell'approvazione del Porcellum: «Si cancellerebbero almeno gli aspetti più insopportabili», spiega Chiti. Eccola, la proposta D'Alimonte: eliminazione delle candidature plurime (un candidato, una circoscrizione); circoscrizioni piccole oppure voto di preferenza oppure collegi uninominali proporzionali; soglia di sbarramento al 5% per tutti, senza sconti per chi sta in coalizione e senza ripescaggi; premio nazionale anche al Senato per uniformarlo con la Camera; introduzione della soglia del 40% dei voti per far scattare il premio di maggioranza. Anche la "manutenzione" del Porcellum, a ben vedere, è meno facile di quanto possa sembrare...
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