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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2012 alle ore 06:38.

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ROMA
L'hanno consegnata ieri sera, ai capi di governo dei due paesi, Italia e Germania: una dichiarazione congiunta che Confindustria e Bdi, la confederazione degli industriali tedeschi, hanno preparato nel vertice bilaterale imprenditoriale, che si è tenuto in parallelo rispetto a quello intergovernativo.
Il messaggio ai due governi è che la crescita deve essere l'obiettivo primario e che l'industria deve tornare al centro di una strategia per lo sviluppo in Europa, basata su tre pilastri: un consolidamento di bilancio intelligente, la rapida implementazione delle riforme strutturali, politiche fiscali orientate alla crescita.
I due presidenti, Giorgio Squinzi ed Hans-Peter Keitel, si sono incontrati al ministero degli Esteri, insieme ad una delegazione di imprenditori e in serata hanno partecipato alla cena a Villa Madama, con Mario Monti ed Angela Merkel. Per l'Italia, la ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, Fulvio Conti, Enel, Enrico Tommaso Cucchiani, Intesa SanPaolo, Federico Ghizzoni, Unicredit, Vincenzo Boccia, presidente della Piccola di Confindustria. Per la Germania, Peter Loescher, Siemens, Arndt Kirchhoff, presidente del comitato congiunto Bdi-Bda per le pmi, Johannes Teyssen, Eon, Juergen Fitschen, Deutsche Bank.
Le due organizzazioni hanno da tempo un rapporto forte di collaborazione. Italia e Germania sono infatti i due principali paesi manifatturieri d'Europa, al vertice anche della classifica mondiale. E il documento messo a punto si intitola proprio "L'industria manifatturiera europea nella concorrenza globale: il rischio di tornare indietro".
Nella dichiarazione congiunta le due Confindustrie affermano che «l'Europa è davanti al pericolo di restare indietro nella concorrenza globale». Una riflessione che si basa sui dati: nella Ue l'economia subirà una contrazione dello 0,5%, mentre gli Stati Uniti cresceranno dell'1,8% e la Cina dell'8,2 per cento. La Ue sta beneficiando del dinamico sviluppo economico dei Bric, ma la sua debolezza economica, se prolungata, «ne danneggerà la reputazione e si ridurrà la sua influenza sullo scenario globale».
Sono i paesi che mantengono competitivi i settori industriali, sottolinea il testo, ad avere una performance migliore di quelli che invece «intraprendono la via della deindustrializzazione». Inoltre, in una Europa interconnessa, «dove nessun paese è in grado di avere successo nel lungo termine se la Ue è in difficoltà», il settore industriale è «l'unica scommessa sicura per la creazione di valore aggiunto reale». Tanto più che rappresenta il 35% della forza lavoro in Europa e ogni posto di lavoro nel settore industriale è collegato ad almeno due posti di alta qualità nel settore dei servizi.
Ecco perché l'industria deve tornare al centro: serve una nuova strategia per la crescita, con «politiche industriali orientate al mercato», anche con una maggiore integrazione politica con «più collaborazione tra quei Commissari europei che detengono portafogli rilevanti». Altro prerequisito un'amministrazione pubblica che favorisca il fare impresa, eliminando gli ostacoli. Servono quindi misure urgenti, specie nelle aree dove la manifattura soffre e il suo potenziale resta latente: infrastrutture, energia ed efficienza delle risorse, ricerca e innovazione, formazione e mercati del lavoro, mercato unico e commercio internazionale.
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I punti fermi per ripartire
INFRASTRUTTURE
Uno strumento utile a finanziare le moderne opere pubbliche sarebbe l'utilizzo di project bond, emessi o garantiti dalla Bei (Banca europea di investimenti), per sviluppare infrastrutture transfrontaliere.I fondi strutturali dovrebbero essere incentrati su progetti infrastrutturali di interesse comune dell'Ue o di interesse strategico a livello regionale
ENERGIA
Da estendere e migliorare le reti energetiche transeuropee, per rispondere a una domanda crescente di elettricità e aumentare l'integrazione delle energie rinnovabili. In questi tempi in cui i mercati energetici sono sempre più regolamentati, mancano incentivi e persistono procedure di programmazione lunghe e burocratiche
RICERCA
Occorre mettere risorse finanziarie a disposizione delle aziende intenzionate e capaci di impegnarsi nella ricerca ed è necessario migliorare gli incentivi sia a livello europeo che nazionale. I fondi europei per la ricerca e l'innovazione dovrebbero essere aumentati all'8% del bilancio dell'Ue e gli Stati membri dovrebbero investire il 3% del Pil in ricerca
FORMAZIONE E LAVORO
Occorre formare i giovani per integrarli nel mercato del lavoro. Il Fondo sociale europeo (Fse) può essere lo strumento adatto per finanziare la formazione. Bisogna anche incoraggiare la mobilità dei lavoratori nell'Ue, nonché promuovere i programmi di mobilità per facilitare l'occupazione. I mercati del lavoro nazionali devono essere più flessibili
MERCATO UNICO
Il completamento del mercato unico europeo racchiude un ulteriore potenziale per gli investimenti privati. Serve una migliore implementazione e applicazione a livello nazionale delle regole del mercato unico. Inoltre, bisogna ridurre le barriere al commercio nei confronti dei Paesi terzi nel quadro di accordi commerciali bilaterali

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