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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2012 alle ore 06:37.

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ROMA
Circa 7mila dipendenti in eccedenza: per i ministeri è questo l'impatto reale della spending review che prevede il taglio delle piante organiche del 20% per i dirigenti e del 10% per il resto del personale. Dei 7.247 in sovrannumero in 293 appartengono all'area dirigenziale, 6.954 sono non dirigenti in servizio, secondo i dati del Dipartimento Funzione pubblica.
Nelle piante organiche dei ministeri ci sarà una riduzione da 176.078 a 158.721 unità; per i non dirigenti si passa da 171.993 a 155.398 unità, i dirigenti da 3.756 a 3.017. Le eccedenze di personale rappresentano il 4,6% in realtà. Questi numeri riguardano la sola dotazione organica, una soglia teorica che anche dopo la sforbiciata prevista dal decreto rimane ancora superiore rispetto al numero di dipendenti effettivamente in servizio, che hanno subito ripetuti tagli specie negli ultimi anni. Risultato: nei ministeri il Dipartimento della Funzione pubblica stima una carenza di 2.054 posti tra il personale in servizio, rispetto alla nuova pianta organica frutto della spending review. Quindi, una volta esaurita l'operazione di gestione del personale in sovrannumero – con pensionamenti che non scontano gli effetti della riforma Fornero, trasferimenti in altre amministrazioni ed esuberi indennizzati – si aprirà la partita per le nuove assunzioni, secondo i criteri del decreto che prevede un graduale sblocco del turnover dall'attuale 20% (2 assunzioni ogni 10 esodi) al 50% (2015), fino al 100% (2016). Tra i ministeri si registrano carenze di personale all'Economia, Istruzione e Università, Affari esteri, Interni, Infrastrutture e Beni culturali, mentre le eccedenze si registrano al Lavoro, Sviluppo economico, Politiche agricole, Difesa, Ambiente, salute, Infrastrutture.
Il decreto che si applica alle amministrazioni dello Stato, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, enti di ricerca, enti pubblici (Cnel, Asi, ecc.) prevede che il personale in sovrannumero potrà andare in pensione con i requisiti ante riforma Fornero, se maturati entro il 2014. Chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011 prenderà il Tfr dopo 2 anni e mezzo secondo le vecchie regole, dopo questa data si avrà il Tfr alla decorrenza della pensione secondo le nuove regole pensionistiche. Entro il 31 dicembre le amministrazioni dovranno predisporre le previsioni sulle cessazioni di personale, individuando i dipendenti in sovrannumero non riassorbibili entro due anni dal 1° gennaio 2013. Nel 2013 con Dpcm si definiscono i processi di mobilità anche tra compartimenti, per ricollocare il personale nelle amministrazioni con forti carenze di organico, con il coinvolgimento del sindacato. Il personale non riassorbibile verrà dichiarato in esubero entro il 30 giugno 2013 e riceverà l'80% della paga base per 24 mesi, che salgono a 48 mesi se in questo arco temporale verranno maturati i requisiti pensionistici. «È un'operazione importante per la Pa – afferma il capo dipartimento della Funzione pubblica, Antonio Naddeo – in 2-3anni si passerà dagli attuali 3milioni e 270mila dipendenti pubblici a meno di 3milioni, rispetto ai 3,5milioni del Duemila».
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IN SINTESI
COME SARÀ LA NUOVA PA
In arrivo una sforbiciata decisa degli organici della pubblica amministrazione. Si prevede un alleggerimento del 20% del numero dei dirigenti e del 10% del rimanente personale. Vale a dire oltre 7mila dipendenti. Per alcuni si aprirà la strada della pensione, per altri invece la mobilità con l'80% dello stipendio, quindi il licenziamento se nel frattempo non troveranno un'altra collocazione
I PENSIONAMENTI Chi ha maturato lo scorso anno i requisiti previdenziali secondo le regole Fornero potrà andare subito in pensione
IL NUMERO 10% Il taglio previsto alla pianta organica dei dipendenti. Del 20% quello per i dirigenti
IL RIASSETTO La definizione della nuova pianta organica dopo il 31 ottobre. Patroni Griffi assicura: tagli selettivi

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