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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2012 alle ore 08:13.

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Anna Maria Tarantola (Imagoeconomica)Anna Maria Tarantola (Imagoeconomica)

ROMA - La nomina dei membri del cda eletti in Vigilanza non ha ancora portato il sereno in casa Rai. E martedì lo scontro rischia di riesplodere sempre in Vigilanza dove è in calendario il voto sul presidente espresso dal governo: Anna Maria Tarantola. Per legge il numero uno della Rai deve essere votato dai due terzi della commissione parlamentare guidata da Sergio Zavoli.

Il Pdl minaccia di non votare il vicedirettore generale di Bankitalia. «Ho un grande rispetto e stima nei confronti di Tarantola e Gubitosi, ma resta il problema del rispetto delle procedure e della legge» dice l'ex ministro dello Sviluppo Paolo Romani. Il plenipotenziario del Pdl per le questioni tv ribadisce che la competenza sulla Rai spetta al Parlamento e non al governo che, in questo caso è intervenuto al di fuori della legge. Nel mirino del Pdl, infatti, restano soprattuto le superdeleghe alla presidente designata dell'azienda di viale Mazzini (che secondo il progetto del governo dovrebbe assumere maggiori poteri, con la possibilità di approvare, su proposta del dg, atti e contratti che comportino una spesa fino a 10 milioni (l'attuale soglia è di 2,5 milioni) e di nominare, sempre su proposta del dg, dirigenti non editoriali di primo e secondo livello). E Antonio Verro, consigliere di amministrazione Rai confermato in quota Pdl, è andato ancora oltre annunciando in un'intervista al Corriere della sera di essere pronto a votare contro la richiesta di deleghe del nuovo presidente della Rai.

Quanto basta a fare infuriare il centrosinistra. «I contenuti dell'intervista del consigliere Rai Antonio Verro e l'obiettivo dell'operazione che ha visto protagonista il Presidente Schifani e che ha portato nel cda dell'azienda Antonio Pilati, sono perfettamente identici», sostiene il senatore Pd Luigi Zanda. E il Pd reagisce addirittura con una nota formale dell'ufficio stampa: «Dopo l'elezione del cda della Rai, ora è urgente la convocazione della commissione di Vigilanza per votare subito il presidente, in modo da affidare deleghe e poteri adeguati ad affrontare la gravità della situazione che sta attraversando l'azienda. Qualora ciò non accada, e vi siano ulteriori resistenze a completare l'iter di nomina dei vertici aziendali, per il Pd sarebbe inevitabile chiedere il commissariamento della Rai, con la stessa determinazione e rapidità avuta in occasione di altri provvedimenti». «Il Partito Democratico - si legge ancora nella nota - è fermamente convinto che la modifica della governance del servizio pubblico radio-televisivo sia una priorità e fin da ora si impegna a porre questo tema come uno dei primi provvedimenti di cui si dovrà occupare il prossimo governo».

C'è da dire comunque che il fronte del Pdl non è del tutto compatto come dimostra la stessa vicenda di Paolo Amato, il parlamentare che aveva minacciato di votare un candidato non Pdl e che è poi stato sostituito in Vigilanza. Ieri è stato Raffaele Lauro a prendere le distanze dalla linea del partito: «Anna Maria Tarantola, presidente designata della Rai, rappresenta l'ultima spiaggia per evitare il commissariamento dell'azienda e la distruzione di un patrimonio irripetibile di risorse del servizio pubblico. La sosterrò con convinzione e con determinazione, nell'azione di risanamento finanziario, di contenimento delle spese e di valorizzazione delle professionalità interne, ponendo fine - conclude - alla dissennata e suicida pratica degli appalti esterni e degli intoccabili orticelli di potere dei partiti».
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