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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2012 alle ore 17:00.

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Il taglio imposto dalla spending review, sommata alla manovra del 2011, al settore sanitario ammonta a 7,9 miliardi di euro tra il 2012 e il 2014. A precisarlo é stato il ministro della Salute, Renato Balduzzi, intervenuto oggi a un convegno del Pd sulla sanità. «Circa 900 milioni sono relativi al 2012, 4,3 miliardi é il definanziamento per il 2013 - ha spiegato Balduzzi - e 2,7 miliardi per il 2014, per un totale di 7,9 miliardi di euro». «I posti letto degli ospedali pubblici diminuiranno di circa 7 mila unità a partire dal 2013», ha aggiunto Balduzzi, mentre le regioni entro novembre dovranno presentare l'atto di riprogrammazione dei posti letto che dovrebbe poi attuarsi in tre anni. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha chiesto che il decreto vada corretto nella parte sulla sanità. «Noi facciamo la nostra parte in Parlamento ma non vorrei che una rottura istituzionale tra Stato e Regioni rendesse ingovernabile il processo». Bersani ha poi aggiunto che «nella sanità, come in altri servizi essenziali, per il Pd non può essere il mercato a dettare le regole».

Ok di Ue e Corte dei Conti alla spending review
Il Governo Monti incassa l'apprezzamento dell'Unione europea, del governatore della Bce Draghi («La spending review aiuterà l'Italia a centrare gli obiettivi di bilancio») ma anche della Corte dei Conti per il decreto legge sulla spending review. Il vicepresidente della Commissione Ue, Olli Rehn, tramite il suo portavoce, ha commentato che il decreto legge sulla spending review è «in linea con le raccomandazioni dell'Ecofin». Il premier Monti si trova al momento a Bruxelles proprio per la riunione, mentre domani si riunirà l'Ecofin.

Giudizio positivo sul decreto legge anche dalla Corte dei Conti. «È uno dei primi provvedimenti in cui si va verso la revisione qualitativa della spesa. È l'inizio - afferma il presidente della Corte Luigi Giampaolino - di un procedimento virtuoso che la Corte ha sempre auspicato». Anche i partiti, dopo avere esaminato il decreto, fanno le loro prime valutazioni. «Scelte dolorose ma inevitabili. Bisogna essere comprensivi con il Governo», dice il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. Il leghista Zaia, governatore del Veneto, annuncia che ricorrerà alla Corte Costituzionale contro il provvedimento.

Patroni Griffi: confermati 24mila eusuberi nelle P.a.
Il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi conferma, dal canto suo, che per le amministrazioni centrali dello Stato gli esuberi sono circa 11 mila e per gli enti territoriali circa 13 mila. «Questo è il dato di partenza. Il decreto consente gradualità e selettività», dice il ministro al Tg1. «Cercheremo di riallocare il personale in modo da far sì che ci sia una distribuzione. A valle sarà possibile riprendere le assunzioni dei giovani perchè abbiamo un'amministrazione molto vecchia».
In ogni caso, ha precisato il ministro, «ci saranno compensazioni: «Compenseremo le situazioni di eccedenze d'organico con quelle di carenza». Insomma «avremo anche un confronto leale senza veti con le organizzazioni sindacali».

Federfarma: a rischio 20mila posti nelle farmacie
Preoccupata si è mostrata Federfarma (che domani deciderà misure di protesta), secondo cui se la spending review non sarà modificata in Parlamento, nel settore delle farmacie private «perderanno il lavoro circa 20 mila persone, in media più di una persona per esercizio farmaceutico».

L'Istituto di Fisica nucleare scrive a Napolitano: tagli devastanti
Lancia l'allarme sui tagli previsti dalla spending review anche il presidente dell'Istituto di Fisica Nucleare, Fernando Ferroni, che ha scritto una lettera in proposito al capo dello Stato Napolitano. Sulla ricerca dell'sitituto fresco di elogi e riconoscimenti per aver concorso alla scoperta del Bosone di Higgs, i tagli rischiano di avere «effetti devastanti». «Ora - si legge nella lettera - con una scelta non discussa né preannunciata nel decreto sulla spending review, non solo il prestigio, ma la capacità stessa di stare al passo con la ricerca internazionale in fisica e di avere un futuro per la fisica italiana, vengono gravemente compromessi. Con questo provvedimento, sottolinea Ferroni, «si penalizza la qualità e l'eccellenza, distruggendo la nostra possibilità, come Paese, di partecipare ai grandi progetti internazionali di ricerca e di ottenerne, come nel caso del Cern di Ginevra, la leadership». Anche il ministro Profumo si augura che «in fase di conversione del decreto ci sia un recupero dei fondi agli Enti di ricerca».

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