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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2012 alle ore 06:37.

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I risultati più tangibili si ottengono con i tagli al personale. Non manca, però, il monitoraggio su tutte le spese: dalla formazione all'aggiornamento di software e banche dati, fino ai risparmi sulle bollette. Mentre in molti casi, soprattutto in realtà medio-piccole, si fa concreta l'ipotesi di associarsi per condividere i costi fissi. In tempi di crisi la spending review entra negli studi professionali: di fronte al calo di fatturati e incarichi - e sotto pressione per i ritardi nei pagamenti di enti pubblici e imprese - per i professionisti diventa una strada obbligata abbassare i costi di gestione. E a farne le spese, spesso, sono i soggetti più deboli.
«La prima leva per ridurre i costi, purtroppo, è risparmiare sul personale», conferma il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, che aggiunge: «Dalle attività tecniche a quelle economico-legali fino alle sanitarie, tutte le categorie fanno i conti con la crisi e gli studi sono costretti a privarsi di competenze sulle quali hanno investito per anni. I tagli, inoltre, riguardano anche le spese per la formazione e sul fronte informatico-tecnologico, usando di più strumenti online». Molti, inoltre, «prendono in considerazione la possibilità di associarsi fra loro, in modo da ridurre i costi di gestione, come segreteria, affitto, bollette». Secondo stime di Confprofessioni, il ricorso alla cassa integrazione in deroga negli studi è cresciuto di oltre il 12% nell'ultimo anno, coinvolgendo quasi 3.150 persone.
La conferma che si interviene sui costi del personale viene anche dai sindacati. «La crisi ha generato una battuta d'arresto per il settore – afferma Mario Piovesan, delegato professioni di Fisascat-Cisl -. Così, spesso, si è costretti a ricorrere a riduzioni di personale, che superano di molto i dati sulla cassa integrazione. Anche perché gli ammortizzatori sociali sono ancora poco conosciuti dai liberi professionisti». Sulla stessa linea Danilo Lelli di Filcams-Cgil: «Le difficoltà ci sono, soprattutto nell'area tecnica collegata all'edilizia. Prima di licenziare personale formato, però, si cercano strade diverse, come il part time».
A dare uno spaccato delle difficoltà per i professionisti è Stefano Pochetti, commercialista con studio di medie dimensioni a Roma: «Per ora non abbiamo fatto tagli. Senza cambiamenti di rotta da inizio 2013, tuttavia, non ci saranno molte soluzioni. E i primi a rischiare sono i giovani».
Anche sul fronte professioni tecniche le alternative, spesso, sono poche. Nello studio Pezzagno, società di engineering di Brescia, che si occupa di opere idrauliche e di urbanizzazione, si è dovuto sfoltire il gruppo di lavoro: «Da poco siamo passati da dieci a nove persone, rinunciando a un collaboratore – spiega Paolo Pezzagno, ingegnere di 43 anni alla guida dello studio -. In questa fase la selezione è stringente. E per stare sul mercato - che impone sconti alti, tempi ridotti ed efficienza - è necessario limitare le spese. Anche optando per software che non richiedono aggiornamenti continui». La società di ingegneria Sigma studio di Lumezzane, sempre nel bresciano, ha fatto ricorso fino a marzo alla Cig per due unità di personale, poi rientrata.«Il fatturato in tre anni è calato in media del 35% - spiega Matteo Ghidini, socio dello studio - e se continua così i tagli potrebbero essere inevitabili. L'unica alternativa è fare massa critica con altri studi, per aumentare la dimensione, trovare sinergie e condividere i costi».
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3.150 Cassa integrazione in deroga I dipendenti degli studi coinvolti nel corso dell'ultimo anno

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