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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2012 alle ore 11:45.

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L'appello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla non rinviabilità della riforma elettorale è stato forte e chiaro («La legge elettorale non é più rinviabile«), ma le posizioni dei partiti restano lontane. «Stanno purtroppo trascorrendo le settimane - ha scritto ieri il capo dello stato in una lettera indirizzata a Fini e Schifani - senza che si concretizzi la presentazione alle Camere da parte dei partiti che hanno da tempo annunciato di voler raggiungere in proposito un'intesa tra loro di un progetto di legge». Insomma il tempo passa e nonostante promesse solo di facciata, c'é il rischio concreto che nella primavera del 2013 si torni a votare con il «porcellum», Nonostante sei mesi fa nel corso delle consultazioni tutti i partiti garantirono al Capo dello Stato la loro ferma volontà di riformare il porcellum.

La politica fa "melina"
Se fosse una partita di calcio si potrebbe dire che la politica sta facendo "melina". Le posizioni dei partiti, però, restano distanti, nonostante le dichiarazioni d'intenti e la condivisione da parte dei presidenti delle Camere della "preoccupazione" del capo dello Stato (con l'annuncio di voler convocare i capigruppo per dare un colpo d'acceleratore all'esame dei testi).

Al Senato dieci giorni alla commissione Affari costituzionali per mettere a punto un testo
La Commissione Affari Costituzionali del Senato avrà 10 giorni di tempo per mettere a punto un testo da presentare poi all'Aula di Palazzo Madama. È quanto ha deciso la conferenza dei capigruppo del Senato. Il testo della legge elettorale resta, dunque, incardinato nella Camera alta.
Il presidente della Camera, Fini, lo ha riferito alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio convocata dopo il sollecito del Capo dello Stato per una pronta approvazione della riforma. Nella riunione, Fini ha ricordato che la riforma della legge elettorale é incardinata al Senato fin
dall'inizio della legislatura. Anche se molti deputati avrebbero voluto far ripartire il testo dalla Camera dei deputati.

Gasparri: vogliamo che resti ancorata alle riforme costituzionali. Stasera a palazzo Grazioli vertice.
Berlusconi riunirà questa sera a palazzo Grazioli, all'ora di cena, i vertici del Pdl per parlare di riforma della legge elettorale. «L'esame della legge elettorale comincerà al Senato - ha detto Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl - perché é qui che é incardinata da tempo, però vogliamo che resti ancorata al discorso delle riforme costituzionali sulle quali l'aula potrebbe decidere già tra martedì e giovedì prossimi». Bisogna andare avanti con le riforme istituzionali, già in calendario in aula al Senato, ha detto Gasparri, con «l'obiettivo di chiudere tra martedì e giovedì prossimo» 19 luglio. «Non bisogna arrestare l'iter del ddl delle riforme istituzionali - ha detto Gasparri - che contiene anche la riduzione dei parlamentari. Noi chiediamo che si concluda sulle riforme. Se poi la Camera deciderà diversamente, per lo stralcio o in altro modo, starà alla Camera valutare. Ma ostacolare adesso l'iter delle riforme, metterebbe un macigno anche sulla legge elettorale dal momento che c'é la riduzione dei parlamentari».

Finocchiaro: il Pdl accantoni la riforma del semipresidenzialismo
La presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, ha riferito di aver chiesto «che si blocchi l'esame delle riforme costituzionali o che si proceda con lo
stralcio della riduzione del numero dei parlamentari per proseguire con la riforma della legge elettorale». Il Pdl e la Lega Nord però non sono d'accordo, ha aggiunto, «e questo ci porta a una situazione paradossale, per cui se le riforme costituzionali saranno approvate senza la maggioranza qualificate, non entreranno subito in vigore e la legge elettorale dovrà essere elaborata sulla base di un Parlamento composto da 630 deputati e 315 senatori. Insomma ci si va a impantanare in una situazione assurda, quella di procedere e fare una nuova legge elettorale senza sapere quale sarà il numero dei parlamentari e la forma di governo. Senza contare che, a detta degli stessi tecnici del Senato, riassegnare i collegi richiederebbe come minimo un periodo di tempo tra i 45 ed i 60 giorni».

Sono 34 le proposte presentate al Senato
Sono ben 34 le proposte di modifica della legge elettorale all'esame della commissione Affari Costituzionali del Senato. Ma dall'inizio della legislatura l'iter della riforma è andato avanti fra brevi colpi d'acceleratore e molte frenate.

Lo scoglio sono le preferenze, ma non solo
Lo scoglio, al momento, é soprattutto il tema delle preferenze (come vorrebbe l'Udc di Casini, ma che ha il no del Pd). Altri scogli sono l'introduzione del premio di maggioranza (sostenuto con forza dal Pdl) e stabilire di che entità e se da attribuire al partito o all'intera coalizione. E, ancora, la soglia di sbarramento. Poi c'è il presidenzialismo che il partito di Berlusconi fissa come condizione per discutere del doppio turno fortemente voluto dal partito di Bersani. Il Pdl punta a un premio di maggioranza da assegnare al primo partito, capace di salvaguardare la dinamica del bipolarismo e, al tempo stesso, «tale da non drogare il risultato elettorale», come dice Angelino Alfano. Insomma, l'appello del Quirinale é stato raccolto, ma il varo della riforma é ancora tutta da costruire.



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