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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2012 alle ore 06:39.

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ROMA
Anna Maria Tarantola è stata designata ieri presidente della Rai dal nuovo consiglio di amministrazione. Il Pdl alla fine vota a favore, a parte l'astensione di Antonio Verro, ma rimangono forti contrasti dello stesso Pdl sulle deleghe che il Cda dovrebbe cedere al presidente secondo quanto richiesto dall'azionista Tesoro in base all'attuala statuto della Rai. Domani in Commissione di vigilanza si voterà sull'efficacia del mandato al nuovo presidente della Rai, che diverrà tale solo se avrà il voto favorevole dei due terzi dei componenti.
Anna Maria Tarantola non ha partecipato ieri ai lavori del Cda, alla sua prima riunione, «per garbo istituzionale e per rispetto verso il Consiglio» e ora è in attesa del voto in Vigilanza. Il confronto si sposta così da Viale Mazzini al Parlamento.
Secondo Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Vigilanza, «tutta la sinistra calpesta le prerogative del Parlamento, accettando di votare subito un'apprezzata signora della quale però non conosciamo né le competenze tecnico-televisive né l'opinione sui pieni poteri che Monti vorrebbe attribuirle. Vogliamo parlare delle deleghe o accettiamo tutto senza un minimo di confronto democratico e politico?».
Il problema, insomma, sono e restano le deleghe: quella sui contratti da 2,5 a 10 milioni, che sarebbero approvati dal presidente - su proposta del direttore generale - e quella sulla nomina dei dirigenti non editoriali di primo e secondo livello, la maggioranza, sempre in mano alla diarchia presidente-direttore generale (c'è in Rai chi ipotizza una mediazione che lasci la nomina di una parte dei dirigenti, quelli di secondo livello, all'interno del Cda). Proprio rispetto alla previsione delle deleghe al neo-presidente, Antonio Verro, consigliere Pdl, si è astenuto ieri sulla designazione di Tarantola.
A schierarsi con il Governo è il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Il governo ha detto che vuole modificare deleghe e poteri e si fa così. Se il Pdl fa saltare il tavolo, il Governo trovi altre autorevoli soluzioni. Per quanto mi riguarda il commissariamento rimane sempre in piedi».
Il radicale Marco Beltrandi, tra gli altri, vuole un'audizione di Anna Maria Tarantola davanti alla Vigilanza: «Non ho nulla di ostile nei suoi confronti e neppure alle deleghe: ma si vorrà avere su questo un confronto parlamentare oppure anche il Parlamento è commissariato?». Anche la Lega Nord, con Davide Caparini, chiede un'audizione «per capire la reale portata delle modifiche alla governance dell'azienda volute dall'esecutivo».
L'Usigrai, il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico, minaccia uno sciopero in caso di mancato consenso della Vigilanza al nuovo presidente, «chiedendo un provvedimento legislativo urgente per evitare la paralisi».
L'Udc, con Roberto Rao, chiede alla Vigilanza di «votare subito (a favore di Tarantola, ndr), senza porre condizioni frutto di inconfessabili trattative sottobanco. Il Cda rinnovato dovrà imprimere un deciso cambio di passo alla Rai, con forti segni di discontinuità».
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LE REGOLE
Il voto in Cda
Anna Maria Tarantola (foto) è stata votata dal Cda Rai presidente dell'azienda: sette voti a favore e un astenuto, Antonio Verro (Pdl)
Il parere della Vigilanza
Adesso occorrerà il via libera dai due terzi della Commissione di Vigilanza Rai perché il nuovo presidente possa effettivamente assumere i poteri

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