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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2012 alle ore 06:38.

ROMA
La trattativa è ancora in corso e proseguirà anche questa mattina, a poche ore dalla riunione della commissione di Vigilanza che ha all'ordine del giorno la ratifica della nomina a presidente della Rai di Anna Maria Tarantola. Tutto dipende dal Pdl. Il partito di Berlusconi continua a ritenere illegittimi i superpoteri che il premier Mario Monti vorrebbe assegnare a Tarantola e a Luigi Gubitosi, indicato quale direttore generale, per rafforzare la loro posizione.
Si vocifera di un incontro martedì tra il premier, i capigruppo del Pdl, Cicchitto e Gasparri (che però smentisce), e l'ex titolare delle Attività produttive Paolo Romani. L'unica certezza è che comunque non è stato risolutore, visto che anche ieri sono proseguiti i contatti tra Palazzo Chigi e i rappresentanti del partito di Berlusconi. L'investitura di Tarantola resta dunque in bilico. Senza il voto del Pdl è infatti impossibile (serve il consenso di 2/3 della Commissione).
Il voto «non è un atto dovuto, penso anzi che domani in Commissione si debba chiarire la questione dei poteri e delle deleghe», conferma Mario Landolfi. Ma in che modo si possa arrivare al chiarimento è ancora un mistero. La bicamerale è convocata come seggio e non sono previsti interventi. Non solo. Il presidente Sergio Zavoli ha già bocciato le richieste di audizione di Tarantola, proposte dal Pdl e dal radicale Marco Beltrandi.
Se nel frattempo non si arriverà a un accordo è plausibile che il Pdl faccia mancare il numero legale, facendo rinviare la seduta alla prossima settimana. L'ipotesi estrema è che bocci la nomina di Tarantola. Un'ipotesi che avrebbe pesanti conseguenze sul governo ma anche sull'immagine di Berlusconi, proprio nel giorno del suo ritorno in campo. Che il Cavaliere si bruci mettendo in crisi il governo sulla Rai (come sulla giustizia) è poco credibile. Ma – sostengono nel Pdl – non è neppure intenzionato ad arrendersi. Si parla della richiesta di un intervento sullo statuto Rai, che richiede tempi decisamente più lunghi della procedura di conferimento.
«Gli argomenti che anche oggi alcuni esponenti Pdl hanno usato per provare a dilatare i tempi del voto sono tentativi inutili e infondati - sostiene Fabrizio Morri del Pd -. Mi aspetto che se il Pdl è una forza politica seria venga in Commissione a votare Tarantola. Noi del Pd ci saremo, perché in caso contrario vorrebbe dire che hanno deciso di aprire la crisi di governo o qualcosa che le assomiglia». Anche l'Udc richiama il partito dell'ex premier alla responsabilità. «La politica pensi a dare il via libera al nuovo presidente e non si occupi delle altre nomine che non le competono» stigmatizza Roberto Rao, capogruppo centrista in commissione di Vigilanza. Nel mirino del Pdl ci sono infatti i nuovi poteri affidati al presidente che, a differenza di quanto accaduto finora, potrebbe approvare, senza passare per il Cda, i contratti fino 10 milioni proposti dal direttore generale e nominare i dirigenti non editoriali di primo e secondo livello.
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LE REGOLE
Il voto in cda
Anna Maria Tarantola, vice-direttore generale di Bankitalia, è stata votata due giorni fa presidente della Rai dal nuovo cda dell'azienda, su indicazione del governo. Sette i voti a favore e un astenuto (Antonio Verro, Pdl). Tarantola non ha partecipato ai lavori del cda per «garbo istituzionale»
La ratifica della Vigilanza
L'iter prevede, perché il nuovo presidente possa effettivamente assumere i suoi poteri, il via libera con maggioranza qualificata (due terzi) della commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Alla Tarantola servono 27 voti a favore per potersi insediare

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