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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2012 alle ore 06:38.

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ROMA
Anna Maria Tarantola è, a tutti gli effetti, il presidente della Rai, il terzo presidente donna nella storia del servizio pubblico. Ha ottenuto, ieri, il parere favorevole della commissione di Vigilanza. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto gli auguri al neo-presidente per l'elezione «con un mandato altamente impegnativo nell'interesse generale del servizio pubblico e del Paese». Anna Maria Tarantola ha ringraziato il Capo dello Stato, il presidente del Consiglio, i presidenti di Camera e Senato, il Cda della Rai e i componenti della Vigilanza «per la fiducia accordatami». «Nell'affrontare questo impegnativo e delicato incarico - sottolinea il neo-presidente Rai - ho ben presente la speciale natura dell'azienda Rai che le viene dall'essere servizio pubblico, condizione questa che richiede una particolare cura alla qualità del prodotto, alle competenze, alla cultura. Intendo esercitare tale mandato con equilibrio, indipendenza e trasparenza». Per Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza, «da oggi la Rai e il servizio pubblico sono una realtà diversa». Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, commenta: «Ho visto che il gruppo dirigente del Pdl è stato ricevuto a Palazzo Chigi per discutere di Rai. Se il Pdl ritiene di essere il padrone della Rai, vorrà dire che il canone lo pagano loro».
Si tratterà di capire cosa ha ottenuto il Pdl in cambio della decisione di votare a favore di Tarantola. Si parla di alcune nomine, in particolare a RaiFiction e RaiCinema, magari unificate, da affidare al direttore uscente Lorenza Lei e di una ridefinizione delle deleghe che l'azionista ha chiesto ai consiglieri di affidare al presidente, magari riducendo la "forbice" dei contratti che Anna Maria Tarantola potrà approvare direttamente senza passare dal Cda. Mario Monti ha parlato di quelli da 2,5 sino a dieci milioni. Lo scontro si sposta in Cda.
A proposito di servizio pubblico sono importanti le affermazioni della sentenza del Tar Lazio relativa ai ricorsi presentati da Sky contro i provvedimenti che consentono alla Rai di fornire ad una sola piattaforma satellitare (di cui è socio di maggioranza) i suoi contenuti. Il Tar nega la tesi dell'Agcom sulla possibilità per la Rai di scegliere le piattaforme cui affidare la programmazione. La neutralità tecnologica ha come finalità la «garanzia della visibilità del servizio pubblico in maniera piena ed effettiva da parte della generalità dell'utenza pubblica», utilizzando tutte le piattaforme distributive. E a titolo gratuito purché non vi siano costi aggiuntivi per gli utenti. Il Tar ricorda come il contratto di servizio garantisca, agli utenti in regola con il canone e impossibilitati a ricevere il segnale terrestre della Rai (tanti, ndr), «la piena accessibilità all'intera programmazione anche via satellite». Questo non è più possibile da quando Rai non ha rinnovato l'accordo con Sky, rinunciando a 50 milioni l'anno. Tale scelta «ha costretto i cittadini abbonati a Sky all'acquisto di un nuovo decoder quale quello di Tivùsat» (o a vedere altri canali, a scapito dell'audience, ndr). Il Tar, però, salva il nuovo contratto di servizio, approvato dal governo Berlusconi, in quanto «non sembra introduca discriminazioni preventive in danno di Sky». Vi si prevede, infatti, «la messa a disposizione della programmazione a tutte le piattaforme commerciali che ne facciano richiesta» senza obblighi di cessione gratuita rispetto al precedente contratto. La distribuzione attraverso un'unica piattaforma «può essere ritenuta compatibile con gli obblighi di servizio pubblico», ma «nel rispetto del principio di non discriminazione e di salvaguardia delle condizioni concorrenziali nel mercato televisivo». Sta di fatto che i cittadini che pagano il canone e non ricevono la tv terrestre, devono acquistare il decoder Tivùsat per avere accesso ai programmi del servizio pubblico. Per il Tar, piuttosto, costituisce un aiuto di stato la promozione effettuata dalla Rai a favore di Tivùsat: altera «la parità di condizioni nel mercato concorrenziale televisivo».
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CHI È
Da Palazzo Koch alla Rai
Nata a Casalpusterlengo (Lodi) il 3 febbraio 1945, Anna Maria Tarantola (foto) si è laureata in Economia e commercio alla Cattolica di Milano. Nel 1971 l'ingresso nella Banca d'Italia, all'Ufficio Vigilanza I a Milano. Da quel momento una carriera tutta in ascesa fino al direttorio di Palazzo Koch di cui è stata vicedirettore generale dal 2009, fino alla nomina in Rai

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