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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2012 alle ore 08:17.

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ROMA
Arrestato Samuele Piccolo, recordman di preferenze e vicepresidente del consiglio comunale di Roma, per l'accusa avrebbe fatto confluire nella sua campagna elettorale, grazie al fattivo «aiuto» del fratello Massimiliano e del padre Raffaele, un fiume di denaro frodato al fisco. Il gip del Tribunale di Roma ha firmato sette ordinanze di custodia cautelare per associazione per delinquere e finanziamento illecito ai partiti.
L'inchiesta colpisce una figura di spicco del mondo politico capitolino, punta di diamante del Pdl che ieri lo ha sospeso, e che ha scatenato accese polemiche con richiesta di dimissioni di Piccolo, ma anche dello stesso Alemanno, da parte delle opposizioni, Idv e Pd in testa.
I pm nell'ordinanza descrivono una sorta di holding criminale tutta in famiglia dedita all'arricchimento e alla scalata politica di Samuele, enfant prodige della scena politica romana. «È evidente - scrivono i magistrati - una commistione tra l'attività della consorteria criminale e l'ottenimento di positivi risultati elettorali». Piccolo si trova ai domiciliari assieme al padre e ad altre quattro persone mentre il fratello Massimiliano, ritenuto dagli inquirenti l'uomo chiave dell'organizzazione, è finito in cella nel carcere di Rebibbia. Tutti sono difesi da Luca Petrucci, avvocato di Luigi Lusi, l'ex tesoriere Dl al centro dell'affaire fondi Margherita. Secondo i pm Paolo Ielo, Barbara Sargenti e Mario Palazzo, i Piccolo attraverso 60 società avrebbero creato finti crediti Iva e dirottato i fondi drenati al fisco all'attività politica del vicepresidente del consiglio comunale.
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