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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2012 alle ore 14:14.
Peggio di così non poteva andare. i Comuni hanno portato l'aliquota ordinaria alle stelle, risparmiando (ma non poi tanto) le abitazioni principali. L'Imu era di fatto il doppio dell'Ici in termini di gettito nelle stime governative basate sulle aliquote di legge ma, con i ritocchi apportati dai Comuni, solo a dicembre si potrà capire quanti soldi sono davvero usciti dalle tasche degli italiani.
Certo che, se gli obiettivi dei 21,4 miliardi (si vedano le stime sul Sole 24 Ore dell'8 luglio scorso) verranno raggiunti con lo 0,4% sull'abitazione principale e lo 0,76% sugli altri immobili, cosa succederà anche solo considerando che i centri maggiori, dove vivono i due terzi degli italiani, hanno portato quasi tutti l'aliquota ordinaria all'1,06 per cento? Non solo, nei grandi centri, oltre alla popolazione, si concentra gran parte della ricchezza immobiliare: dato che si parte da dati catastali, cioè dalle rendite, è proprio in città che sono più elevate.
Se si considera quindi che di quei 21,4 miliardi stimati con il Dl "Salva Italia" (201/2011) circa 18 provengono da immobili che non sono abitazioni principali, e che di questi lo Stato si accontenterà di 9 miliardi, l'aumento medio anche di soli 2 punti percentuali, cioè dallo 0,76% allo 0,96 per cento porterà a sborsare tra i 25 e i 26 e non più 21,4 miliardi: quei 4 e passa miliardi in più sono quelli che potrebbero finire dritti nelle casse Comunali. E sono proprio quelli che mancano: i tagli ai trasferimenti, infatti, grazie alla spending review, sono arrivati a 3 miliardi, che di fatto verranno così ricuperati con l'Imu.
I Comuni, che avranno comunque tempo sino al 30 settembre per decidere o rivedere le aliquote, avevano già chiaro il quadro ed era evidente che quei 21,4 miliardi non sarebbero bastati. Quindi, è chiaro che l'aliquota ordinaria alta è già di fatto definitiva presso i Comuni che la hanno decisa e si può solo sperare che non si elevi dove per ora è rimasta bassa.
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