Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2012 alle ore 08:05.

My24

PALERMO - «Si tratta di intercettazioni irrilevanti ma legittime e utilizzabili. Sull'eventualità che vengano distrutte si pronuncerà il giudice». Si può riassumere così la posizione della Procura di Palermo guidata da Francesco Messineo al termine di un vertice durato un'ora e convocato d'urgenza ieri intorno all'ora di pranzo subito dopo aver appreso del conflitto di attribuzione promosso dal Quirinale. All'ordine del giorno le intercettazioni fatte nell'ambito dell'indagine sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia per fermare le stragi nel 92-93 a carico dell'ex ministro dell'Interno ed ex vicepresidente del Csm Nicola Mancino (che in quella inchiesta è indagato): sono finiti nella "rete" anche colloqui di Mancino con il Capo dello Stato e non solo quelli con il consigliere giuridico di Napolitano Loris D'Ambrosio. La possibilità che vi fossero anche i colloqui con il Capo dello Stato era già emersa dalle dichiarazioni di uno dei magistrati che indaga sulla vicenda, Nino Di Matteo, il quale aveva detto: «Quelle che dovranno essere distrutte con un processo davanti al gip saranno distrutte, quelle che riguardano altri fatti da sviluppare saranno utilizzate».

I magistrati della procura palermitana interessati dall'indagine (oltre a Di Matteo, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Lia Sava, Paolo Guido e Francesco Del Bene), si sono confrontati a lungo anche ieri prima di arrivare a qualsiasi comunicazione sul caso. Al termine del vertice Messineo ha detto: «L'operato della procura risponde ai principi del diritto penale e della Costituzione. Siamo sereni: tutte le norme messe a tutela del presidente della Repubblica riguardo a una attività diretta a limitare le sue prerogative sono state rispettate. Ci troviamo in presenza di un'intercettazione occasionale, di un fatto imprevedibile che a mio parere sfugge alla normativa in esame. Non c'è stato alcun controllo sul presidente della Repubblica. I chiarimenti sono stati già dati all'avvocatura dello Stato. Mai avremmo avviato una procedura mirata a controllare o comprimere le prerogative attribuite dalla Costituzione al Capo dello Stato». Messineo ha poi rassicurato: «Questo fatto non influirà in alcun modo sui tempi della richiesta di rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa».

Per Ingroia, «se l'intercettazione non è rilevante per la persona che è sottoposta a immunità e lo è per un indagato qualsiasi, può essere utilizzata. Secondo la nostra posizione per altro confortata da illustri studiosi, se l'intercettazione è rilevante nei confronti della persona intercettata, allora è legittima. Non esistono intercettazioni rilevanti nei confronti di persone coperte da immunità. E per quelle non coperte da immunità non c'e bisogno di alcuna autorizzazione a procedere».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi