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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2012 alle ore 06:36.
L'esordio
Tradurre in pratica la selva dei numeri messi in parata nel grafico qui a fianco non è difficile. Gli ingredienti forti del primo intervento, destinati a diventare caratteristiche abituali in quasi tutti i successivi provvedimenti anti-crisi, furono i tagli lineari, agli enti territoriali (9,2 miliardi) e ai ministeri (14,5 miliardi): la maggior efficacia dei primi rispetto ai secondi è uno degli elementi da considerare per spiegare come mai negli anni successivi le manovre correttive sono state così frequenti. Nel pubblico impiego, il prezzo più salato fu pagato dagli organici della scuola, mentre nel capitolo dedicato alle imprese comparve allora la Robin Tax, con aumento dell'Ires al 33% per le aziende petrolifere, e l'aumento del prelievo su banche, assicurazioni e cooperative. La social card offrì il volto "buono" della manovra, mentre in pochi, visti gli effetti reali, ricordano il rilancio di banda larga e start-up o la possibilità di trasformare le università in fondazioni.
I temi ricorrenti
Insieme agli enti territoriali, che grazie al meccanismo del «prelievo alla fonte» dei fondi loro destinati sono un appoggio sicuro per tutti gli interventi, anche il pubblico impiego ha cominciato a rappresentare un passaggio obbligato dei vari decreti. Revisione degli organici a parte, riproposta dalla spending review dopo più di un'incertezza applicativa (si veda l'articolo in basso), i piatti forti sono stati il congelamento degli stipendi individuali e il blocco triennale della contrattazione, la stretta progressiva dei vincoli al turn over, che con l'allineamento contenuto nella spending review impongono alle Pubbliche amministrazioni di non spendere in nuove assunzioni più del 20% dei risparmi prodotti dalle uscite (40% negli enti locali), e la tagliola agli stipendi dei dirigenti, che riduce del 5% la quota di busta paga superiore a 90mila euro e del 10% quella superiore a 150mila. La misura risale all'estate 2010, e nella manovra-bis 2011 fu replicata per gli stipendi privati ma, viste le resistenze dell'allora premier Berlusconi, la manovra che gli fece «grondare di sangue il cuore» si limitò a chiedere il 3% deducibile ai guadagni superiori a 300mila euro. Un trattamento diversificato che ha portato il taglia-stipendi del pubblico impiego sui tavoli della Corte costituzionale, da cui si attende nei prossimi mesi il verdetto di legittimità.
Le pensioni
Altro leit-motiv delle manovre, alimentato dagli scontri interni all'ex maggioranza di centro-destra, è quello delle pensioni. Comparse sulla scena del risanamento dapprima nella sola versione "rosa", con l'adeguamento Ue dell'età di vecchiaia delle dipendenti pubbliche prima e poi con l'allineamento al rallentatore per le lavoratrici private, hanno visto d'un colpo spazzate tutte le esitazioni con la riforma Fornero di Natale, che ha abolito le uscite di anzianità e ha alzato in fretta i paletti per la vecchiaia e l'uscita anticipata. Una misura drastica, che però ha mantenuto il tema previdenziale al centro delle manovre per la partita degli «esodati», tornata anche nella spending review con la ciambella di salvataggio lanciata al nuovo contingente da 55mila persone, che si aggiungono alle 65mila "salvaguardate" con la legge di conversione del «Salva-Italia».
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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L'impatto decreto per decreto
È il conto complessivo delle dieci principali manovre anti-crisi varate dal giugno 2008 a oggi, dai governi guidati da Silvio Berlusconi e Mario Monti. Il conteggio non è effettuato in base all'impatto a regime sui saldi, ma in base al totale reale delle risorse coinvolte dagli aumenti di entrata (in termini di imposte e, in misura marginale, di riversamenti da parte delle Regioni a Statuto speciale) e tagli di spesa. In pratica: l'introduzione di un'imposta che genera un gettito di 100 il primo anno, 150 il secondo e 200 il terzo ha un effetto a regime di 200, ma nei tre anni chiede ai cittadini un totale di 450: è questo secondo dato a essere preso in considerazione nell'analisi
DL 112/2008
57,9
Nella prima grande manovra campeggiano i tagli agli enti territoriali e ai ministeri, la progressiva riduzione degli organici della Pa e della scuola e le imposte su energia, banche e assicurazioni
DL 98/2011
80,0
Inizia il picco della crisi: tagli a tutto campo a regioni ed enti locali, proroghe dei limiti ai contratti pubblici, tagli ad auto blu e gli scaloni per l'allineamento previdenziale delle lavoratrici private