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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2012 alle ore 06:39.

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MILANO
Prosegue l'inchiesta sulla Fondazione sanitaria Maugeri, che vede coinvolti l'ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia Antonio Simone e il lobbista Pierangelo Daccò, entrambi finiti agli arresti per frode e distrazione di fondi pubblici. Ieri la Guardia di finanza di Milano ha sequestrato una quantità di beni il cui valore si aggira intorno ai 60 milioni di euro, parte di quei 70 milioni che, secondo la procura di Milano, sarebbero stati distratti dalle casse della fondazione pavese, sostenuta dalla finanza pubblica della Regione Lombardia in quanto ente sanitario regionale.
Secondo la ricostruzione dell'accusa, i 70 milioni versati dal Pirellone e sommariamente inseriti nelle voci di uscita del bilancio degli ultimi anni dalla Maugeri, sarebbero in realtà serviti a pagare illecitamente Daccò, senza che peraltro mai comparisse nei libri contabili della clinica.
Daccò poi avrebbe a sua volta girato parte della somma a una delle altre quattro persone coinvolte nell'inchiesta (e finite anche loro in carcere lo scorso aprile), l'ex assessore democristiano Simone. Altre somme sarebbero uscite dall'Italia creando così fondi neri all'estero, anche in paesi off-shore.
Agli arresti sono finiti anche Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della fondazione sanitaria, Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo, entrambi consulenti della clinica, a vario titolo accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, appropriazione indebita, frode fiscale ed emissione di fatture false.
L'inchiesta tocca anche il governatore lombardo, Roberto Formigoni, che risulterebbe indagato dalla procura senza che però abbia ancora ricevuto l'avviso di garanzia. Formigoni tuttavia nega di essere stato iscritto nel libro degli indagati e sostiene che gli scandali giornalistici che riportano il suo nome non siano veri.
Nel dettaglio, sono stati messi i sigilli su circa mille bottiglie di vini pregiati per un valore di 300mila euro, su un'auto di lusso e sullo yacht Ferretti 33 di Daccò (attualmente ormeggiato ad Ancona). Sempre a Daccò sono stati sequestrati anche una casa e alcuni terreni a Bonassola, un'abitazione a Milano in via Melchiorre Gioia, il diritto di usufrutto di una casa a Olbia, un'immobile a Sant'Angelo Lodigiano e 37 conti correnti o rapporti finanziari. Il sequestro ha aggredito anche i beni di Umberto Maugeri, ex presidente della Maugeri, al quale sono stati messi sotto sigillo l'abitazione milanese in via Visconti di Modrone, una casa a Varese e un'auto Mitsubishi. Simone si è invece visto sequestrare 16 conti correnti più le quote della società Fraca. Costantino ha sotto sequestro le quote di due società, per azioni del valore di poco inferiore al milione, due case a Milano, una Bmw e una Jaguar. Infine i sigilli sono scattati, per beni di valore inferiore, anche per i due consulenti Mozzali e Massimo.
I sequestri preventivi sono stati disposti dal gip di Milano Vincenzo Tutinelli, che ha accolto la richiesta dei pm Luigi Orsi, Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore.
Sul fronte bancario, in tutto sono 50 i conti correnti in numerose banche italiane riconducibili agli indagati. Inoltre sono in fase di accertamento alcuni depositi all'estero. L'inchiesta ipotizza infatti l'esistenza di un'associazione per delinquere internazionale, il cui obiettivo sarebbe stato il riciclaggio, l'appropriazione indebita ai danni della Fondazione Maugeri, la frode fiscale, l'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Secondo la ricostruzione dei pm, polizia e gdf i «fondi neri» accumulati all'estero, «della complessità della "ragnatela" di veicoli societari e di conti correnti costituiti in diversi Paesi», come ha spiegato ieri la questura, servivano per impedire la ricostruzione dei flussi di denaro. Per questo, secondo l'accusa, si è reso necessario il sequestro. Si dà dunque per scontato che gran parte delle somme saranno difficilmente recuperabili.
Le società utilizzate per smistare il denaro si trovano in Svizzera, Olanda, Inghilterra, Irlanda, Usa, Seychelles, Panama, Nuova Zelanda, Lussemburgo, Singapore, Hong Kong. Secondo gli inquirenti il sodalizio criminale sarebbe iniziato nel 2000.
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L'INCHIESTA

I fondi drenati dalla Maugeri
Secondo la procura di Milano, 70 milioni di euro sarebbero stati "drenati" dalle casse della fondazione pavese, sostenuta dalla Regione, con lo scopo di pagare illecitamente il lobbista Pierangelo Daccò, finito agli arresti, insieme all'ex assessore lombardo alla Sanità Antonio Simone, per frode e distrazione di fondi pubblici. L'inchiesta ha coinvolto anche il governatore Roberto Formigoni che risulterebbe indagato dalla procura senza aver ancora ricevuto l'avviso di garanzia

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