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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2012 alle ore 17:49.

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Una "buonuscita" da quasi un milione. Nei corridoi del Pirellone si parla di questo tipo di richiesta, avanzata dalla consigliera Nicole Minetti per dare le (probabili, ma non scontate) dimissioni dal consiglio regionale della Lombardia.

Il conto è presto fatto: la giovane consigliera sta chiedendo (dietro alle quinte, visto che in questi giorni non parla con nessuno, nemmeno coi colleghi e tantomeno con la stampa) un risarcimento per la mancata fine legislatura in Lombardia.

Ovvero: il mancato vitalizio (che scatta a partire dai 60 anni ma che viene accumulato nel tempo) e il mancato emolumento per altri due anni e mezzo, composto dalla parte fissa e dai rimborsi, più l'indennità di fine rapporto. Si tratterebbe quindi di almeno di 3-400mila euro più altri 400mila.

Insomma, le richieste partirebbero da circa 800mila euro, poi chissà. Il valore della cifra potrebbe trovare un aggiustamento anche con una ipotizzata collaborazione a Mediaset.

Nel caso invece in cui le dimissioni arrivassero dopo ottobre, la Minetti avrebbe maturato automaticamente il diritto al vitalizio, quindi la buonauscita potrebbe dimezzarsi.

I conti in sospeso
A sborsare la cifra (o ad offrire un posto a Mediaset) dovrebbe essere direttamente l'ex premier Silvio Berlusconi, che prima si è dato da fare per sponsorizzarla come consigliere della Lombardia, presentandola al governatore Roberto Formigoni, e poi, due anni dopo, starebbe tornando sui suoi passi per dare l'idea di un cambio di immagine dentro il partito in forte crisi.

Ad aver esplicitamente chiesto la "testa" della Minetti sarebbe infatti ufficialmente Angelino Alfano, possibile nuovo leader del centrodestra, ma pare che dietro le quinte ci sia ancora Berlusconi a manovrare giochi e richieste.

Un "tradimento" troppo pesante per la Minetti, che non ci sta: le dimissioni insomma, che sembravano scontate fino a due giorni fa, ora non lo sono più. E comunque, sosterrebbe lei a porte chiuse, vanno almeno pagate.

Oggi, assediata in consiglio regionale, si è solo lasciata andare un «meglio che non parli sennò…». Ma per ora non tradisce il silenzio. Che probabilmente è parte integrante della trattativa stessa.

Stasera ad Arcore da Berlusconi
Nicole Minetti è ad Arcore per un incontro con Silvio Berlusconi. Secondo quanto riferiscono fonti di partito, la consigliera regionale lombarda è arrivata da poco nella residenza del cavaliere. Su di lei pende la richiesta di dimissioni più volte reiterata dal segretario del pdl angelino alfano.

La storia
Ricapitoliamo: la Minetti, 27 anni, è entrata nel parlamentino lombardo con le elezioni regionali del 2010, grazie al meccanismo del listino, cioè della lista blindata, composta da 8 persone, che in base alla legge elettorale lombarda entrano comunque in consiglio in quanto agganciate al nome del presidente.

Il suo nome venne imposto da Silvio Berlusconi, diventato amico della ragazza quando lei ancora svolgeva la professione di igienista dentale.

Formigoni la riceve al Pirellone poche settimane prima delle elezioni, la conosce e non può far altro che prendere atto della scelta del Cavaliere. Nei talk show pubblici, di fronte a chi lo accusa di essersi accollato una "Berlusconi girl" priva di competenze politiche, lui tenta persino una difesa: «Non è giusto giudicare le persone per un solo momento della vita, giusto che si giochi le sue carte, sono sicuro che lavorerà bene»

Bene o male chissà. La Minetti cerca di non apparire troppo, né troppo poco. Un consigliere normale, insomma, che non verrà ricordato per i suoi interventi, ma nemmeno per i suoi errori.

A imbarazzare è più il processo in corso, in cui è imputata come l'ex premier con l'accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile.

La variabile del processo nella "liquidazione"
Il processo è un elemento fondamentale nella trattativa per la buonuscita della consigliera. Se infatti la Minetti (o Berlusconi) decidesse di rimanere in consiglio fino a ottobre per far maturare il vitalizio, ci ritroveremmo a ridosso della sentenza del processo Ruby. Ipotesi poco gradita all'ex premier, che nel caso di un mancato accordo con la Minetti potrebbe temere qualche forma di ripercussione.

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