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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2012 alle ore 12:22.

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«Come ha fermamente dichiarato il Presidente del Consiglio Sen. Monti "non c'é alcuna ragion di Stato che possa giustificare ritardi nell'accertamento dei fatti e delle responsabilita", ritardi e incertezze nella ricerca della verità specie su torbide ipotesi di trattativa tra Stato e mafia». È uno dei passaggi del messaggio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del 20esimo anniversario del tragico attentato in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti addetti alla sua tutela, ha inviato alla commemorazione promossa dall'Associazione nazionale magistrati a Palermo.

No a sovrapposizioni e pubblicità improprie
«Per giungere alla verità - ha sottolineato il Capo dello Stato - sulla trattativa Stato-mafia - è importante scongiurare sovrapposizioni nelle indagini, difetti di collaborazione tra le autorità ad esse preposte, pubblicità improprie e generatrici di confusione».

Noi antifascisti sempre contro mafia
Nel messaggio Giorgio Napolitano ha sottolineato che per la sua generazione, arrivata alla politica sull'onda della Resistenza, «la lotta conseguente contro la mafia, senza cedimenti a rassegnazioni o a filosofie di vile convivenza con essa, è divenuta parte integrante della nostra scelta civile» sin dall'eccidio di Portella delle Ginestre.

Il premier Monti: l'esempio di Borsellino diffuso tra i giovani
In occasione del 20esimo anniversario della strage di via d'Amelio il Presidente del Consiglio Mario Monti ha espresso ai familiari delle vittime i sentimenti di profonda e commossa partecipazione del governo italiano e suoi personali. «Lo Stato e i cittadini onesti non hanno dimenticato, e non dimenticheranno mai - ha ricordato il premier - chi ha sacrificato la vita per affermare legalità e giustizia contro la mafia. Gli ideali di Paolo Borsellino sono oggi più vivi e più diffusi che mai, soprattutto tra i giovani, grazie al suo insegnamento e al suo esempio».

Il procuratore di Palermo: non ci sono contrasti con il Quirinale
«Non ci sono contrasti né potrebbero essercene con la Presidenza della Repubblica - ha affermato il procuratore di Palermo Francesco Messineo, a proposito del conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale per le intercettazioni legate all'inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia - . C'é una vicenda di carattere giuridico - ha aggiunto Messineo - che avrà il suo luogo naturale deputato di esame e di soluzione presso la Corte Costituzionale. Tutti quanti stiamo serenamente in attesa di una parola decisiva su questo punto, alla quale ci atterremo scrupolosamente, e non credo sia il caso di enfatizzare oltremodo parlando di contrasti».

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