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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2012 alle ore 06:40.

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Chi appoggia Assad, ha detto ieri Barack Obama a Vladimir Putin e alla dirigenza cinese, è dalla parte sbagliata della storia. La parte giusta è quasi sempre quella dei vincitori e le possibilità che Bashar Assad resti in sella si stanno seriamente assottigliando. La guerra civile siriana, che da alcuni giorni stringe d'assedio Damasco, per la prima volta ha colpito con un attentato clamoroso il cuore del potere, la cerchia ristretta dei famigliari e dei fedelissimi del presidente, i centri decisionali della repressione nel quartier generale della sicurezza nazionale, al centro della capitale.
Nel palazzo dei servizi di sicurezza sono stati uccisi il ministro della Difesa, il cristiano greco-ortodosso Dawoud Rajha, il vice capo di Stato Maggiore e cognato di Assad, Asif Shawkat, il presidente del comitato di crisi, il sunnita Hassan Turkmani, consigliere del vice presidente Farouk Al Shaara, il cui nome nei mesi scorsi era stato evocato come un possibile traghettatore della transizione. Feriti anche il capo dell'intelligence civile, Hisham Bekhtyar, e il ministro dell'Interno, Mohamed Ibrahim al-Shaar, che secondo la tv Al Jazeera sarebbe deceduto in ospedale.
Tra i nomi delle vittime il più noto è quello di Asif Shawka, sposato con la sorella di Assad, Bushra. Considerato una colonna dell'apparato repressivo, Shawkat era stato dato per morto nel maggio scorso dalle fantomatiche "Brigate degli amici del Profeta" che avevano affermato di averlo avvelenato. Aveva guidato fino al 2009 i servizi segreti dove era stato nominato il 15 febbraio 2005, lo stesso giorno dell'attentato in cui a Beirut era stato ucciso l'ex primo ministro Rafiq Hariri.
Non ancora del tutto chiara la dinamica dell'attentato che sarebbe stato eseguito da un kamikaze membro delle guardie del corpo dell'entourage degli Assad, come ha rivelato una fonte della sicurezza alla tv Al Ikhbariya, emittente vicina al regime che nelle scorse settimane aveva subito un attentato in cui erano morti alcuni tecnici e giornalisti. Fonti dell'opposizione hanno parlato invece di un ordigno piazzato all'interno della sala dove era in corso la riunione.
Due le rivendicazioni. Una dell'Esercito siriano libero (Els), che riunisce disertori delle forze armate e oppositori e ha la sua base in Turchia. «Rivendichiamo la responsabilità dell'operazione», ha dichiarato il colonnello Riad Asaad. Ma anche il gruppo islamico Brigata dell'Islam, sulla sua pagina Facebook, sostiene che l'attentato è stato eseguito dai suoi uomini. Il presidente del Cns, il Consiglio nazionale siriano, che sarà ricevuto oggi a Roma dal ministro degli Esteri Giulio Terzi, sostiene che l'attacco di ieri «rappresenta un punto di svolta nella storia del Paese e della crisi: la fine del conflitto è questione di settimane o mesi».
Nel giorno della paura e del sangue per la cerchia del potere, Bashar Assad è rimasto silenzioso ma ha nominato immediatamente il nuovo ministro della Difesa, il generale Fahad Jassem Freej, capo di stato maggiore mentre il ministro dell'Informazione, Omran Zaabi, ha affermato che l'apparato militare «continuerà a lottare contro i terroristi in ogni angolo della Siria», attribuendo la responsabilità dell'attacco «all'asse dei nemici del Paese: Qatar, Arabia Saudita e Turchia». Toni minacciosi anche dall'esercito, che ha promesso di «tagliare le mani a chi attenta alla sicurezza nazionale».
Ma il regime appare vulnerabile come mai in passato. Gli scontri a Damasco sono violenti, anche non lontano dal palazzo presidenziale. Le difficoltà di Assad sono testimoniate dall'annuncio del richiamo alle armi dei riservisti, segnale non incoraggiante sulla tenuta delle forze armate dove hanno già defezionato più di una ventina di generali.
Intanto il voto in Consiglio di sicurezza per una risoluzione sulla Siria è stato rinviato a oggi con l'obiettivo di arrivare a un consenso sul testo per prolungare la missione degli osservatori delle Nazioni Unite. Non sono ottimisti i russi, che respingono le richieste di sanzioni a Damasco e di considerare l'ipotesi di un intervento internazionale, e neppure lo sono gli americani che sottolineano come Assad stia perdendo il controllo del Paese e auspicano una transizone veloce «per evitare una guerra civile lunga e sanguinosa». Per convincere Mosca, ieri Obama ha avuto un colloquio con Putin.
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L'ESCALATION

L'attacco
Un kamikaze ha colpito gli apparati governativi più vicini a Bashar Assad. Durante una riunione nella sede dei servizi di sicurezza, sono stati uccisi il ministro della Difesa, il capo del comitato di crisi e il vice capo di Stato maggiore nonché cognato del dittatore. Ferito il ministro dell'Interno che, secondo fonti non confermate, sarebbe morto in ospedale. Secondo altre fonti, invece, l'attacco sarebbe stato causato da una bomba
Il cognato
Asif Shawka (nella foto), marito della sorella di Assad, è la vittima più importante: capo dei servizi segreti fino al 2009 era la colonna dell'apparato repressivo del regime
Le rivendicazioni
Sono due: una dell'Esercito siriano libero che riunisce disertori delle forze armate e opposizione, l'altra di un gruppo islamico, le Brigate dell'Islam

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