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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2012 alle ore 18:18.
L'ultima modifica è del 20 luglio 2012 alle ore 12:39.

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La stretta prevista dalla spending review sulle province prende forma. Il consiglio dei ministri ha definito i criteri per il riordino, che dovrà comunque avvenire con legge dello Stato. Le province dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2.500 chilometri quadrati. Eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze finora esercitate dalle Province vengono invece devolute ai Comuni, come stabilito dal decreto "Salva Italia"). La soppressione delle province che corrispondono alle Città metropolitane – dieci in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze – avverrà contestualmente alla creazione di queste (entro il 1° gennaio 2014). In cdm il Governo ha poi affrontato la questione del calendario delle festività e delle celebrazioni nazionali, ma alla fine ha deciso di non procedere all'accorpamento delle festività.

Patroni Griffi: restano 40 province e dieci grandi città
L'esito generale della riorganizzazione delle Province, ha spiegato il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri - «porterà a un numero, con qualche unità di approssimazione, intorno alle 40 Province e alle 10 città metropolitane». Il riordino delle Province, ha aggiunto, «deve avvenire con legge dello Stato e per i tempi conteremmo di concludere la normativa entro l'anno. Questo significa avere maggiore elasticità sui tempi intermedi, visto che la riforma incide fortemente sul territorio».

Il premier: il contagio è in corso, non da oggi
Il contagio è in corso, non da oggi. Lo ha ricordato il premier Mario Monti nella conferenza stampa successiva al consiglio dei ministri. «Non abbiamo nessuna intenzione di fare nuove manovre - ha chiarito - . Siamo sulla via programmata per il conseguimento degli obiettivi di bilancio. Non vi é l'esigenza di nuove manovre». Il Professore ha poi aggiunto: «dobbiamo fare di tutto, come stiamo facendo, con grande senso di responsabilità da parte dei cittadini e le forze politiche per uscire dalle difficoltà con le nostre forze». Infine, un messaggio ai partiti: non devono allentare «l'impegno e il ritmo decisionale».

«Con Napolitano non si è discusso del decreto di agosto»
«L'incontro con il Capo dello Stato - ha spiegato il presidente del Consiglio - è stato uno dei periodici incontri che abbiamo in cui riferisco delle attività del governo. Abbiamo parlato delle prospettive della situazione politica non di emergenze finanziare o dl agosto».

«Non vogliamo la patrimoniale»
Patrimoniale, al di sopra dei 250mila euro? «Io non l'ho sentita questa voce - ha risposto Monti -. Non rientra nelle intenzioni, né nei programmi del governo italiano».

«Deluso da andamento spread, pesano incertezze e quadro politico»
Monti non ha nascosto che c'é «delusione» nel Governo «per l'andamento dello spread e quindi dei tassi di interesse». In conferenza stampa il premier ha individuato due ragioni per cui i mercati continuano a penalizzare l'Italia: «le insufficienze nella governance dell'Eurozona», le cui recenti decisioni «devono tradursi in meccanismi operativi» e «l'incertezza del quadro politico» nazionale.

«Confido nel senso di responsabilità dei sindacati»
«C'è una tenuta del sistema sociale - ha poi osservato il Professore - e mi auguro che quel senso di responsabilità che è finora prevalso anche nell'atteggiamento sociale e sindacale, a differenza di quello che stiamo vedendo in altri Paesi come la Spagna, mi auguro possa continuare per non aggravare una situazione complessa».

Nota di palazzo Chigi: le tre ragioni per non accorpare le festività
Il Cdm ha deciso di non procedere all'accorpamento delle festività per tre ragioni. Anzitutto - spiega una nota di palazzo Chigi - perché, secondo le stime della Ragioneria generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio. Inoltre, perché a differenza di quanto indicato dal decreto legge del 2011 nella parte in cui fa riferimento a «diffuse prassi europee», non esistono in Europa previsioni normative di livello statale che accorpino le celebrazioni nazionali e le festività dei Santi Patroni. In alcuni Paesi (ad esempio la Germania, l'Austria e la Spagna) - rileva la nota del Governo - la celebrazione delle festività dei Santi Patroni rientra nell'autonoma determinazione delle autorità locali che le fanno coincidere col giorno a questi dedicato nel calendario gregoriano. Nei Paesi anglosassoni - ad esempio in Irlanda e in Scozia - i Santi Patroni delle principali città sono riconosciuti e celebrati, con giornate festive stabilite a livello statale. Infine, si è deciso di non procedere all'accorpamento perché l'attuazione della misura nei confronti dei lavoratori privati violerebbe il principio di salvaguardia dell'autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro.

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