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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2012 alle ore 06:37.
Trenta pagine di cattive pratiche. Dalle pronunce sui giudici di pace che non riconoscono l'obbligo di mediazione, ai gruppi anti-conciliazione sorti sui social network fino ad arrivare a chi offre accordi a prezzi scontatissimi. Tutto nero su bianco in un dossier che Assomediazione (l'associazione che riunisce oltre 100 tra organismi di mediazione ed enti di formazione) porterà oggi all'attenzione del ministro della Giustizia, Paola Severino.
Nel libro "nero" della mediazione spiccano le pronunce dei giudici di pace che bocciano l'«improcedibilità della domanda per mancato espletamento della media-conciliazione». In pratica, non è obbligatorio passare prima dalla ricerca dell'accordo per poter poi eventualmente presentare ricorso nelle aule giudiziarie. Così l'ordinanza del Gdp di Cava dei Tirreni del 24 aprile scorso evidenzia che «applicare la mediazione per le materie dei giudici di pace comporterebbe un'inutile duplicazione di quanto già assegnato alla loro competenza e un ostacolo alla celerità del ricorso». Anzi già l'istituto del giudice di pace «è nato con lo scopo – cita la sentenza 23 marzo 2012 della sezione II del Gdp di Napoli – di favorire la conciliazione delle controversie che può avvenire nella fase giudiziale o in quella stragiudiziale».
Il dossier pone l'accento anche sulle altre situazioni che possono creare ostacoli all'applicazione del filtro al contenzioso. E ce n'è per tutti. Dai regolamenti di alcuni organismi di mediazione degli ordini forensi "rei" – sempre secondo il j'accuse di Assomediazione – di prevedere la necessità del l'assistenza legale, alle offerte di conciliazioni sul web a costi da discount documentati attraverso una serie di e-mail. E, per restare sull'online, il dossier raccoglie stralci di discussioni sul boicottaggio della procedura raccolti sui social network.
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