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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2012 alle ore 06:38.

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Sempre più profonda la recessione dell'economia della Spagna. A quattro giorni dall'Eurogruppo che ha dato il via libera al piano di aiuti da 100 miliardi di euro per le banche iberiche e mentre crescono i timori che l'Europa sia costretta a intervenire per salvare l'intero Paese, la Banca centrale di Madrid ha diffuso nuovi allarmanti dati sull'attività spagnola: nel secondo trimestre il prodotto interno lordo è sceso dello 0,4% rispetto ai primi tre mesi dell'anno quando già il Pil era calato dello 0,3 per cento. «L'attività economica spagnola è tornata a contrarsi a un ritmo più intenso rispetto ai trimestri precedenti» - spiegano gli esperti dell'istituto guidato da Luis Maria Linde - come risultato delle difficoltà di tutti i Paesi europei e delle misure di austerity introdotte dal Governo di Madrid. Su base tendenziale, rispetto al primo trimestre del 2011, la diminuzione dell'attività economica è stata invece dell'1 per cento. Nella seconda recessione in quattro anni resta molto debole la domanda interna che «ha subito una flessione più accentuata rispetto al trimestre precedente», mentre l'export ha mostrato una «ripresa moderata».
Dopo aver aperto male e aver perso oltre il 3% la Borsa di Madrid ha chiuso in recupero a -1,1% sostenuta dalla decisione della Consob spagnola di bloccare le vendite allo scoperto per tre mesi con l'obiettivo di «ridurre l'estrema volatilità dei mercati» e «assicurare il mantenimento della stabilità finanziaria». Sono saliti ancora, ben oltre la soglia del default, invece i rendimenti dei titoli del debito pubblico: i bonos decennali ha raggiunto al termine della mattinata il 7,5% - un nuovo massimo da quando esiste la moneta unica - mantenendosi poi sopra il 7,4 per cento: nel 2013 la spesa per interessi aumenterà - come ha ammesso lo stesso Governo - del 30% superando i 38 miliardi di euro.
Impotente di fronte alla pressione degli investitori, soprattutto in questi mesi estivi con i mercati molto sottili, il Governo conservatore di Mariano Rajoy insiste nel chiedere un'azione più decisa della Banca centrale europea in funzione anti-spread. Oggi il ministro dell'Economia Luis de Guindos si incontrerà a Berlino con Wolfgang Schäuble: secondo le indiscrezioni pubblicate dal britannico Guardian, il responsabile delle Finanze tedesco cercherà di convincere il Governo di Madrid a chiedere un salvataggio da 300 miliardi di euro al quale dovrebbero contribuire l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale. De Guindos anche ieri ha tuttavia ribadito in Parlamento che «la Spagna non ha bisogno di essere salvata perché è un Paese solvibile e necessita solo di tempo e finanziamenti» aggiungendo che le tensioni di questi giorni sono «ancora una volta provocate da comportamenti irrazionali dei mercati». Sulla stessa linea il commissario Ue alla Concorrenza, lo spagnolo Joaquin Almunia, secondo il quale «è urgente e necessario che il fondo salva-Stati europeo venga utilizzato per ridurre gli spread».
Resta sempre alta l'attenzione anche sui conti pubblici della Spagna. La regione di Valencia, la prima a chiedere il salvataggio statale perché incapace di sostenere le scadenze del debito e la spesa corrente per la sanità, ha quantificato i, 3,5 miliardi il proprio fabbisogno di liquidità. Mentre tra le altre Regioni a rischio (almeno sei compresa la ricca Catalogna) Murcia ha deciso ha deciso di aderire agli aiuti del Governo centrale per 300 milioni di euro.
«La Spagna si trova in una situazione limite. Ed è sempre meno probabile che riesca a cavarsela da sola, senza un salvataggio totale», ha affermato Kenneth Rogoff, ex capo economista dell'Fmi e docente di Harvard.
luca.veronese@ilsole24ore.com
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