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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2012 alle ore 15:59.

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Un particolare dell'opera del Tiepolo "La generosità di Scipione"Un particolare dell'opera del Tiepolo "La generosità di Scipione"

Il nome della perturbazione è un racconto partecipato, protagoniste le classiche "ondate di caldo" (o di freddo) che abbiamo sempre subìto dai media. Un gioco dell'estate che è una trovata di marketing: non parliamo infatti dei grandi eventi meteo d'Oltreoceano, temibili e personalizzati, uragani Katrina, Irene o Rita che si fissano nella storia. No: qualche giorno di eccezionalità che alla fine davvero ci fa pensare di possedere solo nudi nomi. Allora perché sentiamo passare Scipione e poi Caronte, Minosse, Virgilio o Circe?

«Pensiamo di svolgere un'attività preziosa, perché avviciniamo milioni di persone alle previsioni meteo», ha spiegato Antonio Sanò, direttore di ilmeteo.it. È stato il suo portale verso aprile a dare inizio ai nuovi battesimi in Italia: con Lucy, seguita da Hannibal. Nomi scelti dalla community di Facebook e sul forum del sito, e gusti che ultimamente virano molto sulla mitologia. «In questo modo possiamo catalogare e ricordare meglio gli eventi che caratterizzano il clima» si giustifica Sanò. Quelle aree circolari di alta pressione, quegli anticicloni che il colonnello Bernacca aveva illustrato agli italiani, istruendo al meteo, e che indicava con numeri progressivi, ora sono approdati alla fase della confidenza. Chi arriva domani?

Un passo indietro. L'abitudine di affibbiare nomi propri ai grandi eventi meteorologici è antica. Per molto tempo gli uragani sono stati chiamati con il nome del santo cattolico festeggiato il giorno in cui si verificavano. Dalla seconda guerra mondiale, i militari statunitensi hanno preso a dare alle tempeste tropicali nomi femminili (non di rado quelli di fidanzate, mogli o suocere). Meglio nomi che incroci di freddi numeri, come le coordinate di latitudine e longitudine. La pratica è stata poi adottata ufficialmente nei primi anni '50 dal National Hurrican Center, che solo dopo venti anni e oltre ha cominciato ad alternare i nomi maschili ai femminili.

«Il sistema prevede sei liste già redatte, con 21 nomi ciascuna e in ordine alfabetico, da cui si pesca periodicamente. Ogni lista - spiega il direttore di 3bmeteo.com, Sergio Brivio - viene usata ogni sei anni per nominare i fenomeni che in America si chiamano uragani, nell'Oceano Indiano tifoni e in Australia willy-willy. Si danno nomi ufficiali, riconosciuti dalla comunità scientifica». E vengono ritirati e rimpiazzati i nomi di uragani particolarmente violenti e memorabili: non sentiremo quindi un altro Hugo o Andrew, o un'altra Katrina.

In Europa, dove non siamo certo abituati a eventi di così vasta portata come tempeste tropicali o uragani, non c'è un tale battesimo ufficiale. Dalla metà del secolo scorso l'Istituto di meteorologia dell'Università di Berlino ha scelto di seguire la strada anglosassone e dare i nomi a cicloni e anticicloni sul Vecchio continente. E dal 2002 ha aperto all'acquisto: dai 199 ai 299 euro per poter decidere come chiamare un particolare fenomeno di alta o bassa pressione (prenotato già tutto il 2013). Arrivano da lì, ad esempio, Lucia e Madeleine che abbiamo conosciuto in primavera. Ma non si tratta di nomi ufficiali e riconosciuti dall'Organizzazione meteorologica mondiale. Almeno su questi argomenti Berlino lascia piena autonomia, e ognuno in Europa è libero di rinominare. Qui si è inserito ilmeteo.it.

«È una scelta di marketing fatta da quel sito e che risulta comoda ai meccanismi mediatici, giornalistici», continua Brivio. «Serve a ottenere più contatti, attraverso la partecipazione della community ma può anche essere utile ad avvicinare altra gente alla disciplina meteorologica». Il rischio è però quello di fare confusione, e di perdere la specificità dell'evento meteo. «Rispettiamo le scelte degli altri, ma preferiamo continuare a riferirci alle caratteristiche scientifiche del fenomeno, parlando di anticiclone delle Azzorre o Africano, subtropicale». A seconda che sia in arrivo caldo normale o eccessivo. «La classificazione di Berlino non è ufficiale ma almeno ufficiosa, riconosciuta negli altri paesi europei, e ogni tanto anche noi di 3bmeteo.com vi facciamo riferimento. Capisco che sia più accattivante scegliere un appellativo particolare, e che molti preferiscano Caronte e Scipione a Stefan e Volker. Ma se andiamo in Francia o Spagna a raccontare di Minosse, non possiamo pretendere di farci capire». Il gioco, conclude Brivio, è molto (troppo) italiano. Iniziato quando in aprile il mini-ciclone Lucia (nome di Berlino) a Roma è stato ribattezzato Lucy. Con un anglicismo: altra abitudine italiana.

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