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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2012 alle ore 14:42.

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La Regione spagnola di Valencia ha dichiarato ieri bancarotta ammettendo l'incapacità di far fronte ai prestiti in scadenza e ai pagamenti della spesa sanitaria. L'adesione al Fondo de liquidez autonomico, il fondo speciale appena creato dal Governo di Mariano Rajoy per sostenere le finanze delle diciassette autonomie regionali, equivale nei fatti a un default della Regione, la quarta per Pil nel Paese, che da mesi non riesce più a rifinanziarsi sul mercato con i bond considerati «spazzatura» dalle agenzie di rating internazionali. Non c'è una quantificazione ufficiale degli aiuti sollecitati dalla comunità autonoma ma le stime basate sui prossimi impegni finanziari indicano l'urgente necessità di almeno tre miliardi di euro.

Nonostante le precisazioni del presidente valenciano, il popolare Alberto Fabra, secondo il quale «la Regione non ha bisogno di alcun salvataggio ma ha semplicemente chiesto di accedere a un meccanismo di finanziamento statale», la Regione di Valencia non riesce a superare da sola la crisi di liquidità che si trascina da almeno sei mesi e nella quale è sopravvissuta solo con gli anticipi cash da parte del Governo di Madrid.

Nel giorno in cui l'Eurogruppo con la firma del memorandum d'intesa ha dato il via libera definitivo al piano di aiuti da 100 miliardi di euro per le banche spagnole, l'allarme lanciato da Valencia ha riportato l'attenzione sugli squilibri di bilancio di un Paese già entrato in recessione: sempre più difficile rispettare gli obiettivi di bilancio concordati a Bruxelles (deficit dall'8,9% al 6,3% quest'anno) e sempre più forti le perplessità sulla capacità di Madrid di uscire dalla crisi senza un intervento dell'Europa, che a questo punto non potrebbe che essere un vero bailout sovrano. Ieri la Borsa di Madrid ha chiuso con un crollo del 5,82% mentre i rendimenti sui titoli decennali del debito hanno raggiunto il massimo storico del 7,27 per cento.

«Come altre Regioni spagnole stiamo soffrendo le conseguenze della restrizione della liquidità sui mercati che sono il risultato della crisi economica globale», ha spiegato Fabra in un comunicato. Anche Castiglia e Leon, Catalogna ed Estremadura potrebbero chiedere presto aiuto: sono le amministrazioni più deboli in un sistema di autonomie che assegna alle Regioni oltre un terzo della spesa pubblica, con il totale controllo di servizi sanitari e istruzione.

Ma a Valencia c'è molto di più e di peggio. Fabra in carica da un anno esatto ha dovuto rimettere in piedi un'amministrazione travolta dagli scandali di corruzione del suo predecessore, Francisco Camps, anche lui del Partito popolare. Dalla gestione di Camps ha ereditato un modello economico basato su grandi eventi, come l'America's Cup di vela, e facili permessi alle costruzioni: anni di lustrini e bolla immobiliare sostenuta da banche come Bancaja, la cassa di risparmio di Alicante poi confluita in Bankia. Come il Banco de Valencia e la Cam, tutte salvate dall'intervento pubblico e tuttora controllate dallo Stato.

L'economia della Comunità valenciana con un Pil di 102 miliardi di euro è la quarta del Paese, dietro solo a Catalogna, Madrid e Andalusia. Ha un debito di quasi 21 miliardi, pari al 19,9% del suo Pil. Promette di rispettare il target di deficit dell'1,5% imposto dal Governo centrale. Ma da qui alla fine dell'anno dovrà affrontare scadenze sui titoli pubblici per circa tre miliardi, senza poter accedere al mercato: nell'ultima asta di maggio con bond a sei mesi per un totale di 500 milioni ha dovuto accettare rendimenti del 7% pagando più di quanto facciano Grecia e Portogallo sulle stesse scadenze.

La Regione di Valencia ha fatto ricorso urgente ai fondi statali già in dicembre quando non aveva risorse per restituire a Deustche Bank un prestito di 123 milioni di euro. Il Governo di Rajoy ha poi anticipato altri tre miliardi e in aprile ha pagato fatture per oltre quattro miliardi, che comprendevano spese per 1,85 miliardi mai presentate nei bilanci preventivi regionali.

Gli aiuti chiesti ieri obbligheranno la Comunità valenciana a sottoporsi a controlli più stretti sulla spesa da parte del Governo e a presentare ulteriori misure di austerity: si sta studiando la privatizzazione di parte dei servizi sanitari e il licenziamento di alcune migliaia di dipendenti pubblici prima della fine dell'anno. Non c'è alternativa, in cassa non è rimasto più un solo euro.

luca.veronese@ilsole24ore.com

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