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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2012 alle ore 16:33.

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Dopo l'allarme dell'Fmi sulla frenata globale a causa della crisi dell'eurozona, del rallentamento americano (a causa del fiscal rift, precipizio fiscale) e della frenata cinese (bolla immobiliare e frenata dell'export) è la volta dei paesi dell'Europa orientale, il cortile dietro l'angolo della Vecchia Europa. La crisi dei debiti sovrani dell'eurozona sta contagiando infatti l'Europa dell'Est e addirittura la Russia.

Questo impressionante dato emerge nelle nuove "Regional Economic Prospects" diffuso oggi dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), la banca che doveva facilitare il passaggio di questa area all'economia pianificata a quella di mercato. La Bers rileva, per il biennio 2012 e 2013, una prospettiva di crescita molto più lenta di quella che aveva stimato nel mese di maggio, soprattutto a causa del taglio della previsione di crescita della Russia. Molto scarsa, inoltre, anche la performance economica dei paesi del Mediterraneo orientale molto vicini a crisi politiche e Primavere arabe.

Per quanto riguarda l'Europa centrale e sudorientale, la Bers aveva già segnalato precedentemente il rallentamento. La novità dell'ultimo report è la frenata della Federazione russa guidata ora da Vladimir Putin tornato al comando dopo la staffetta con l'ex presidente Medvedev, ora premier. "I prezzi delle commodity in caduta hanno iniziato a colpire la Russia e gli altri paesi esportatori di materie prime", spiega il rapporto. In effetti anche l'Economist ha parlato di calo dei prezzi delle materie prime. Le ultime previsioni della Bers vedono un calo nella previsione di crescita dell'intera regione di competenza della Banca - Europa dell'Est, Europa sudorientale, Paesi baltici, Russia, Asia centrale, Tunisia, Egitto - al 2,7% rispetto al 4,6 per cento dello scorso anno. Un leggero recupero dovrebbe esserci il prossimo anno, con un +3,2 per cento.

Nella precedente previsione di maggio per la regione di operazioni della Bers era prevista una crescita del 3,1% per il 2012 e del 3,7 per cento per il 2013. Secco taglio della previsione di crescita per la Russia, che a maggio era data con il Pil a + 4,2 per cento per quest'anno. La previsione diffusa oggi è di un più magro + 3,1 per cento. Particolarmente vulnerabili rispetto alla crisi dell'eurozona sono considerati dalla Bers i Paesi dell'Europa centrale e meridionale. Nel 2012, i Pil di Slovenia, Ungheria e Croazia andranno addirittura in territorio negativo. Situazioni migliori sono previste in Repubblica ceca e soprattutto in Polonia che invece resta un'isola felice grazie a consumi interni che tengono e export che tira e a conti pubblici in ordine. Problematica la situazione dei Paesi dell'Europa sudorientale. Il rapporto della Bers, in particolare, segnala il risultato negativo del Pil nel primo trimestre in Romania che per di più soffre di una certa instabilità politica.

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