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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2012 alle ore 16:15.

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La spending review della camorra. Anche il potente clan dei Casalesi si piega alla crisi e apre a un mercato che mai, prima d'ora, aveva solleticato i suoi interessi: la prostituzione. Per anni, si era favoleggiato che il temibile gruppo criminale del boss Sandokan non volesse avere nulla a che fare con il business del sesso a pagamento, perché considerato roba da pezzenti. Che porta solo guai. Che attira le forze dell'ordine. Non adatto, insomma, al pedigree criminale di padrini che fanno affari in mezzo mondo, riciclando centinaia di milioni di euro incassati con il traffico di armi, il racket, gli appalti pilotati, l'edilizia, i rifiuti…

Trecentomila euro al mese di stipendi
Ma le spese sono tante e le esigenze di un clan, quasi completamente sgominato dalle inchieste della Dda di Napoli, impongono repentini cambi di rotta. Solo per pagare gli stipendi degli affiliati al clan Schiavone in carcere – è stato calcolato dagli investigatori – la holding mafiosa di Casal di Principe deve sborsare circa 300mila euro al mese. I salari vanno dai 500 euro dei soldati semplici ai 6mila dei colonnelli e dei figli dei capi.

Il boss chiede il pizzo (con lo sconto)
L'offensiva sul fronte patrimoniale ha poi fatto il resto. Magistrati coraggiosi come Catello Maresca, Cesare Sirignano, Antonello Ardituro e Federico Cafiero De Raho (i componenti del pool Anticasalesi della Procura di Napoli) hanno ottenuto, negli ultimi anni, sequestri e confische per decine, centinaia di milioni di euro che hanno impoverito il tessuto economico del clan, lasciandolo quasi in mutande. E non è un'esagerazione. Per rendersene conto, basta leggere l'intercettazione in cui è descritto come il fratello del superboss Antonio Iovine, Giuseppe, taglieggia un commerciante per estorcergli mille euro. Una cifra evidentemente troppo alta per la vittima, che si permette addirittura il lusso di telefonare al suo aguzzino chiedendogli di rimandare il pagamento perché ha in tasca «appena 20 euro». Il malavitoso, a questo punto, pur di raccattare qualche banconota, non ha difficoltà ad ammettere: «Per il fatto che è successo ieri (la sentenza della Cassazione su Spartacus, ndr), devo partire, è necessario… dai… pure 500 euro non fa niente dai».

Lucciole per lanterne
Ridotti così male, anche ai Casalesi più duri e puri può essere parsa una buona idea quella di guadagnare un po' di soldi con la prostituzione. D'altronde si sa, pecunia non olet. Figuriamoci a dei camorristi. L'organizzazione del nuovo business ricalca sempre e comunque la stessa tecnica mafiosa della cosca: controllo militare del territorio e zero concorrenza. Così, due uomini della cosca – Antonio e Pasquale Maisto – proprietario e gestore dell'hotel «Il Giardino degli Dei», avevano trasformato la struttura alberghiera di Castel Volturno, del valore di parecchi milioni di euro, in un harem a pagamento, frequentato per lo più da giovani donne rumene. Un «servizio» esclusivo per una larga fetta della provincia di Caserta che ha portato nelle casse della famiglia almeno 30mila euro al mese. L'indagine - condotta dagli agenti del locale commissariato di polizia – ha portato al sequestro dell'immobile (già finito in un'inchiesta sul clan Mallardo, l'anno scorso) e alla denuncia di due collaboratori dei Maisto. Dimostrando che la crisi davvero non guarda in faccia a nessuno.

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