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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2012 alle ore 18:20.

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«Se si vuole dare vita a una legge elettorale ampiamento condivisa il compromesso, che non è una offesa, è l'unico modo per arrivare ad accordo». Lo ha detto Gianfranco Fini, nel corso della cerimonia del Ventaglio alla Camera, tradizionale rito di consegna di un ventaglio decorato al presidente della Camera da parte dell'Associazione stampa parlamentare.

Nessuna esitazione sul maggioritario
Sulla nuova legge elettorale Gianfranco Fini ribadisce, durante la cerimonia del Ventaglio a Montecitorio, che, se dipendesse da lui, non avrebbe esitazioni su quale modello scegliere: «Una legge uninominale a turno unico o doppio, è lo stesso, ma in cui chi arriva primo è eletto e
chi arriva secondo salta un giro, senza quei recuperi che sanno tanto di
nomenklatura di partiti che cercano di salvare se stessi».

Uscire dalla palude con un progetto riformatore
«Oggi definirsi moderati non significa nulla: gli estremisti sono sia nel centrodestra, sia nel centrosinistra. La nota caratterizzante dovrà invece essere il progetto riformatore», ha detto Fini. «Il problema italiano è di uscire dalla palude in cui ci siamo trovati. Per questo non amo la definizione "Polo dei moderati", preferisco guardare alla sintesi di culture
politiche diverse. A costo di ripetermi, definirsi di destra, di sinistra, di centro, significa restare aggrappati a una coperta di Linus».

L'incertezza della tenuta del sistema politico pesa sullo spread
In Italia c'é una «incertezza assoluta sulla tenuta del sistema politico»
e «credo che questo pesi anche sullo spread», ha affermato il presidente della Camera rispondendo alle domande dei giornalisti.

Per il dopo voto chiarire se continuerà il percorso avviato da Monti
Per Fini «bisogna far chiarezza dopo il voto non dicendo chi vincerà le elezioni ma se il percorso avviato con il governo Monti si riterrà interrotto o se, con i necessari aggiornamenti, lo si riterrà ancora meritevole di essere seguito». Quando arriverà il momento delle elezioni, ha detto Fini, «non sigleremo alleanze con chi si é comportato diversamente nei confronti del governo Monti», ha ribadito Gianfranco Fini, parlando alla cerimonia del Ventaglio. «Serve un progetto riformatore, il problema italiano é la paralisi, la palude».

Il problema è il monocameralismo di fatto
«La decretazione di urgenza, non é nulla di nuovo sotto il sole, é una questione ampiamente dibattuta ed é nella prerogativa del governo se rimane l'ordinamento attuale», ha detto il presidente della Camera. «Oggi il problema tuttavia non é quello dei decreti - ha osservato Fini - quanto del fatto che nel nostro sistema bicamerale perfetto é invalsa la prassi di fare il dibattito in un ramo del Parlamento e chiedere la fiducia nell'altro arrivando a un monocameralismo di fatto».

Sui tagli la Camera ha dato il buon esempio
Fini ha detto «con orgoglio» che alla Camera sul fronte dei tagli e del rigore «è stato fatto molto». E ha annunciato che «di qui a qualche settimana quando sarà illustrato il bilancio della Camera - ha detto - sarà agevole dimostrare che il lavoro è stato fatto con il rigore indispensabile» e questo «nel momento in cui si è chiamati a legiferare su nuovi sacrifici sulle spalle degli italiani, è doversoso dare buoni esempi».

L'Italia non si è posta il problema delle lobby
L'Italia è «una delle poche democrazie - ha ricordato Fini - che non si è posta il problema di tutelare le lobby» perché prima il compito di rapportarsi con le categorie era principalmente «in capo ai partiti». «Speriamo che, ormai nella prossima legislatura, queste questioni che hanno attraversato come un fiume carsico il dibattito, vengano affrontate».

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