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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2012 alle ore 06:39.
MILANO - Ci sono le vacanze ai Caraibi, i biglietti aerei, le spese per le imbarcazioni di lusso, quelle per le cene e per il Meeting di Rimini, ma c'è anche lo "sconto" ricevuto per l'acquisto di una villa in Sardegna. L'elenco delle "utilità" a favore di Roberto Formigoni, alla riga finale registra la cifra di 8,5 milioni di euro. Sarebbe questo, per la procura di Milano, il prezzo della corruzione che avrebbe spinto il presidente della Regione Lombardia a far approvare una quindicina di delibere a favore della Fondazione Maugeri per un valore di 200 milioni di euro.
E così, dopo giorni di feroci polemiche nei quali Formigoni ha ripetuto all'infinito di non essere indagato perché nessun avviso di garanzia gli era mai stato notificato, a togliergli ogni dubbio ci ha pensato ieri mattina il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati. L'avviso gli è stato finalmente inviato e nelle tre paginette scarse del documento c'è scritto a chiare lettere che Formigoni è indagato per corruzione con l'aggravante della transnazionalità. Dovrà presentarsi sabato prossimo in procura per rispondere alle domande dei magistrati.
Formigoni intanto esclude sue dimissioni e si mostra tranquillo: «Dimostrerò che ho ragione, come in altri 11 casi di indagini a mio carico durante i miei 17 anni di governo in Lombardia. Questo avviso di garanzia cadrà nel vuoto come i tanti che mi sono arrivati. Del resto - ha polemizzato il governatore - la procura è sempre stata molto attiva nei miei confronti». Inoltre un chiarimento nel merito della vicenda: «La Regione non ha sprecato un centesimo, basta vedere i bilanci. Abbiamo fatto correttamente provvedimenti per il pagamento delle funzioni non tariffabili, per il bene dei cittadini lombardi, e nessuna risorsa è stata sprecata, la Regione non è vittima di estorsione e tantomeno ha favorito la Maugeri rispetto ad altre cliniche. Infine i numeri mostrano che solo il 15% delle risorse per la sanità vanno ai privati».
Il nome di Formigoni è stato iscritto nel registro degli indagati il 14 giugno e il reato di corruzione aggravata gli viene contestato in concorso con l'amico e mediatore d'affari Pierangelo Daccò (in carcere da novembre per l'inchiesta sul crac del San Raffaele e poi raggiunto da una nuova ordinanza di custodia ad aprile nell'indagine sui 70 milioni distratti dalla Fondazione Maugeri). Con loro ci sono anche Umberto Maugeri, ex presidente della Fondazione di Pavia, Costantino Passerino, direttore amministrativo della Fondazione all'epoca dei fatti, e Antonio Simone, ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia e sodale di Formigoni in Comunione e Liberazione.
La corruzione si sarebbe consumata a Milano e all'estero dal 2001 fino al novembre 2011. Dieci anni nei quali, sostengono i magistrati, sarebbe stata creata un'associazione per delinquere che avrebbe costituito fondi neri provenienti dalla Fondazione Maugeri. I pm hanno infatti rintracciato flussi di denaro su conti correnti bancari aperti in Svizzera attraverso il fiduciario di Daccò, Giancarlo Grenci. Nell'avviso di garanzia non si parla dell'accusa di finanziamento illecito dei partiti per 500mila euro che sarebbero stati versati da Daccò per finanziare la campagna elettorale di Formigoni nelle amministrative del 2010. Ma il governatore lombardo risulta indagato anche per questo reato.