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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2012 alle ore 06:40.

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Il ritiro dei militari italiani dall'Afghanistan comincia dal Gulistan, la "valle delle rose" che costituì il punto di massima espansione dell'area operativa del contingente nazionale che raggiunse quel distretto nel settembre 2010 con gli alpini del 7° reggimento. Dopo due anni di duri combattimenti che non sono riusciti a strappare ai talebani il controllo del territorio e 6 caduti gli italiani hanno lasciato le postazioni nel Gulistan ripiegando su Bakwa dove si trova il grosso della Task force south east incentrata oggi sui bersaglieri del Primo reggimento.
La notizia del ritiro è apparsa in coda a un comunicato del comando di Herat che ha annunciato ieri la conclusione del l'operazione Shrimps net ("Rete per gamberi"), un'offensiva condotta per oltre un mese da 3mila militari italiani, statunitensi e afghani nella provincia di Farah con l'obiettivo di «disarticolare la rete degli insorti» e «prendere pieno possesso del distretto del Gulistan» in vista del progressivo ritiro delle forze alleate dalla regione.
Un'offensiva senza precedenti tra quelle lanciate dagli italiani in Afghanistan, paragonabile per intensità solo a quella scatenata dalla Folgore nel settore di Bala Murghab nel l'estate del 2009, che ha visto l'impiego delle forze speciali della Task Force 45 e numerose incursioni degli elicotteri da attacco Mangusta e dei cacciabombardieri Amx e che secondo il comando italiano di Herat ha inflitto «notevoli perdite» agli insorti sette dei quali sono stati catturati.
L'operazione Shrimps Net si è conclusa con la cessione alle truppe afghane della base Ice e lo smantellamento del l'avamposto Snow «ritenuto non più necessario per il prosieguo delle operazioni». Come sta accadendo in tutto l'Afghanistan il ritiro delle forze alleate vede la cessione alle truppe afghane di alcune basi e la distruzione di altre che le forze di Kabul non hanno la capacità di difendere e potrebbero cadere in mano agli insorti. A queste ultime appartiene l'avamposto "Snow", perennemente sotto attacco e che gli afghani non sono in grado di rifornire per carenza di elicotteri. Pur potendo ancora contare sul supporto di fuoco dei velivoli alleati, i soldati di Kabul avranno molte difficoltà anche a mantenere il controllo della base Ice e del distretto per carenza di mezzi protetti e perché i rifornimenti in arrivo dalla città di Farah devono attraversare una stretta vallata minacciata dalle imboscate e dagli ordigni improvvisati. La stessa strada a lungo impraticabile anche per gli italiani e percorsa nei giorni scorsi in direzione ovest dai bersaglieri che hanno raggiunto la base Lavaredo, nel distretto di Bakwa, che verrà evacuata dagli italiani nel marzo del 2013.
Fonti militari italiane esprimono ottimismo circa le capacità delle truppe afghane di presidiare da sole il Gulistan sottolineando che la popolazione locale ha accolto con grande favore i propri soldati e poliziotti ma è difficile immaginare che le raffazzonate truppe di Kabul possano avere successo dove ha fallito la migliore fanteria italiana (e prima di loro i marines statunitensi) anche se la minaccia talebana in quell'area avrebbe richiesto forze ben superiori ai 200 militari schierati a Ice e Snow.
Il secondo atto del ritiro italiano si svilupperà nelle prossime settimane con l'abbandono delle postazioni intorno a Bala Murghab nella provincia settentrionale di Badghis costituite dalla base Columbus e da numerosi avamposti posti a protezione della "bolla di sicurezza" che protegge quella valle. Il rimpatrio della Task force north consentirà in settembre di ridurre da 4 a 3 i battaglioni da combattimento italiani e da 4.200 a 3.600 unità circa la consistenza del contingente in Afghanistan che il prossimo marzo scenderà ulteriormente a circa 3mila unità.
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LE TAPPE

Settembre 2010
Gli alpini del 7° reggimento assumono il controllo delle basi Ice e Snow in Gulistan
9 ottobre 2010
Un ordigno artigianale uccide 4 alpini nel corso dell'attacco talebano a un convoglio a pochi chilometri dalla base Ice: si tratta dei Caporal Maggiori Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone
31 dicembre 2010
Nel corso di una delle numerose battaglie combattute intorno all'avamposto “Snow” viene ucciso i il Caporal Maggiore Matteo Miotto
24 marzo 2012
Il Sergente Michele Silvestri perdeva la vita in seguito
ad un attacco di mortaio
contro la base ''Ice''
Luglio 2012
I bersaglieri si ritirano dal Gulistan lasciando alle
truppe afghane il presidio
della base “Ice”

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