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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2012 alle ore 17:45.

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A distanza di pochi minuti dalla nuova smentita del governo spagnolo secondo cui una nuova ipotesi di salvataggio per il Paese «non è un'opzione» - dichiarazione che rispondeva alle indiscrezioni sulla necessità di un piano da 300 miliardi di euro da Fmi e Ue - arriva la doccia fredda dello stesso Fmi, che nel rapporto 2012 sulla Spagna (articolo 4) traccia brutte previsioni. La Spagna deve affrontare «prospettive molto difficili e una prevalenza di rischi»: se da un lato il piano di aiuti da 100 miliardi per il settore finanziario approvato a Bruxelles ha contributo a diminuire i rischi di breve termine, nondimeno «le tensioni sui mercati potrebbero intensificarsi, mettendo a rischio l'accesso del Paese ai mercati, soprattutto se non si riesce a fermare il deflusso di fondi e se dovessero emergere ulteriori tensioni in altre parti dell'Eurozona». Il Fondo monetario internazionale è netto: senza nuove misure di sostegno da parte della Banca centrale europea, l'assenza di liquidità può essere il rischio maggiore che corre la Spagna.

Tra i rischi elencati per la Spagna anche «un deleveraging più veloce del previsto per il settore privato e ricadute più pesanti del previsto sulla crescita dal risanamento del bilancio pubblico». La Spagna, sottolinea il Fondo, «sta affrontando pressioni in costante aumento sui mercati e alti costi di rifinanziamento, con possibile ripercussioni negative anche per il resto dell'Europa». Le stime per la Spagna prevedono che il 2012 si chiuda con un pil in calo dell'1,7% (+0,7% nel 2011) contro il -1,5% previsto solo un mese fa sempre dal Fondo. La flessione continuerà nel 2013 (-1,2%) anche se a ritmo più lento grazie al buon contributo dell'export e al minor peso del settore costruzioni, con un primo rimbalzo solo nel 2014 (+0,9%). Il deficit pubblico viene previsto al 6,3% del pil quest'anno (8,9% nel 2011), al 4,7% nel 2013 e al 3,6% nel 2014.

Nel documento più aggiornato diffuso dal Fondo assieme allo staff report sulla Spagna, si prevede, inoltre, che il debito pubblico del Paese si attesti all'89,6% del Pil quest'anno (da 68,5% nel 2011), per poi continuare a salire al 94,3% nel 2013, al 96,6% nel 2014 e al 97,3% nel 2015. In seguito, ci sarebbe una stabilizzazione al 97% nel 2016 e una discesa al 96,3% nel 2017. Il nuovo pacchetto di misure di consolidamento, le iniziative prese a livello regioanle e le riforme strutturali, si legge nel documento, sono «ampiamente in linea con le raccomandazioni del Fondo», anche se, si sottolinea più avanti, «i rischi legati all'attuazione effettiva di queste misure e a possibili sforamenti sono elevati». È quindi necessario «un attento monitoraggio, soprattutto a livello regionale». Il volume complessivo del pacchetto di misure in programma tra il 2012 e il 2014 ammonta, secondo i calcoli del Fondo, al 2% del pil circa, abbastanza per portare il deficit nel 2012 e nel 2013 vicino ai target riveduto di recente.

Tuttavia, «ulteriori misure, ad esempio sull'Iva, si renderanno necessarie nel 2014 e oltre». Il pacchetto di consolidamento «avrà un forte impatto negativo sulla crescita, soprattutto nel 2013» e la disoccupazione «continuerà ad aumentare al 24,9% nel 2012 (da 21,7% nel 2011), 24,7% nel 2013 e 24,3% nel 2014 con una progressiva discesa al 20,5% nel 2017 anche per effetto della recente riforma del lavoro.

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