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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2012 alle ore 16:57.
Sono le più grandi e pesanti della storia delle Olimpiadi. Ma non è tutto oro quel che luccica: nelle medaglie coniate per i Giochi di Londra c'è in realtà il 92,5% di argento, il 6,6% di rame e appena l'1,34% d'oro. Le regole del Comitato olimpico, infatti, specificano che le medaglie devono contenere 550 grammi di argento di alta qualità e appena 6 grammi d'oro. Risultato: chi raggiuge la vetta del podio porta a casa un trofeo che ha un valore reale di poco più di 400 euro.
E le medaglie d'argento? Sono d'argento solo per il 92,5%, il resto è rame (e il valore reale si attesta sui 210 euro). Ma il bello arriva per quelle di bronzo: 97% rame, 2,5% zinco e 0,5% stagno. Valore reale: poco più di 2 euro. Qualche cinico ha già osservato che una medaglia di bronzo si può barattare all'interno del Parco olimpico con un pacchetto di patatine fritte. Patatine e basta, perché già una porzione di "fish and chips" sarebbe troppo cara.
Attenzione però: stiamo parlando del mero valore commerciale in base alla quantità di metallo usato. In realtà il valore intrinseco di un trofeo olimpico è ben superiore. Lo ha dimostrato, nel 2010, la vendita all'asta della medaglia d'oro conquistata dallo statunitense Mark Wells nel 1980 ai Giochi invernali di Lake Placid. Wells, campione dell'allora dream team di hockey, l'aveva dovuta vendere anni prima per pagarsi delle cure mediche. Ebbene: poco prima dell'asta la medaglia era stata valutata circa 100mila dollari, ma il gioco di rialzi ne ha più che triplicato il valore, portandolo a oltre 310mila dollari. Potenza della suggestione olimpica.
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