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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2012 alle ore 09:28.

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«Noi e il resto d'Europa ci stiamo avvicinando alla fine del tunnel» della crisi. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Monti, intervenendo a Radio Anch'io. La crisi, ha spiegato, è un tunnel «però la fine del tunnel sta cominciando a illuminarsi». Scende in campo? «Sto diminuendo coscientemente la mia sensibilità uditiva a questa domanda» risponde il premier.

Guardando al futuro politico del paese il premier dice che lo scenario peggiore è da «esorcizzare sarebbe quello delle elezioni che si tengono sì a scadenza naturale ma a cui si arrivasse senza una riforma della legge elettorale e in un clima di disordinata rissa tra partiti».

Senza impegni da parte delle forze politiche in vista delle elezioni «i mercati sarebbero legittimati a nutrire scetticismo su quel che succederà dopo questo governo» continua Monti invitando i partiti a «dimostrare di saper fare i compiti in casa propria».

Il Dl sulla spending review «non è una manovra, non sono tagli lineari fatti in modo cieco» dice infine. Il lavoro fatto da Enrico Bondi, ha spiegato, ha consentito di «evidenziare grandi differenze nei costi sostenuti dalla pubblica amministrazione, si è potuto identificare gli eccessi di spesa non giustificati». I risparmi per lo Stato, grazie alla spending review, saranno «nel secondo semestre di 4,5 mld, 10,5 nel 2013 e 11 mld nel 2014».

Alla domanda se i compiti sono finiti, Monti ha replicato: «Se è vero che gli esami non finiscono mai, si immagini se possono finire i compiti. Siamo molto avanti in quello che ci eravamo ripromessi fare». Il Senato, ha sottolineato Monti, «ha lavorato intensamente» sul provvedimento della spending review, «poi toccherà alla Camera. Siamo riusciti a tenere il timone ben fermo».

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