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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2012 alle ore 06:39.

Antonio Di Pietro (Ansa)Antonio Di Pietro (Ansa)

Ennesimo attacco di Antonio Di Pietro al premier e al presidente della Repubblica rivelatisi «peggio di Berlusconi» per «prepotenza» e «voglia di assolutismo». A scatenare l'ira del leader Idv la decisione del governo di blindare il decreto sulla spending review con la 30esima fiducia dell'era-Monti. In una nota di fuoco congiunta con il responsabile giustizia del partito, Luigi Li Gotti, Di Pietro scrive che «la nostra bella Costituzione per qualcuno è diventata una pastoia, un ostacolo» e preconizza il tramonto della «democrazia parlamentare».

Netta la condanna del Pd sempre più insofferente di fronte alle intemperanze dell'ormai ex alleato impegnato in una «frenetica rincorsa del grillismo». «Irresponsabile e stucchevole», gli ha mandato a dire Anna Finocchiaro che ha condannato quei paragoni «davvero indecorosi», che «offendono in modo squilibrato e irrispettoso il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio». Ironico Pier Ferdinando Casini: «Ho sempre pensato che Di Pietro fosse il più nostalgico di Berlusconi – ha scritto il leader dell'Udc su Twitter –. Oggi ne sono sicuro! Della serie: meglio Silvio di Monti e Napolitano».

Perplesso sugli attacchi al Colle Nichi Vendola: «Se continua, questa china diventa una deriva», ha detto il leader di Sel condannando quella mossa. «Di Pietro, all'assalto contro Napolitano e Monti, merita oggi la tripla I: Improvvisazione, Isteria, Irresponsabilità», è stato il commento via Twitter da Francesco Rutelli. L'Idv rintuzza le accuse puntando l'indice contro l'«ipocrisia» di Pd e Udc che, come ha affermato Felice Belisario, capogruppo al Senato, «non vogliono si disturbi il manovratore».

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