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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2012 alle ore 16:25.

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Arresto di Giuseppe SetolaArresto di Giuseppe Setola

Attacco al cuore dello Stato. Il superkiller di camorra Giuseppe Setola e l'erede al trono dei Casalesi, Nicola Schiavone, stavano studiando il più folle e cruento dei piani: ammazzare i magistrati antimafia di Napoli che, in questi anni, hanno decapitato la piovra casalese. E con loro dovevano morire i carabinieri che, la maggior parte di quelle indagini, l'ha condotta sul campo. Con risultati straordinari.

Pm e investigatori nel mirino
A rivelarlo nell'interrogatorio dell'11 giugno scorso, allegato a un'inchiesta con sei arresti, avvenuti ieri in provincia di Caserta, è un ex padrino della famiglia mafiosa, Salvatore Venosa, che si sofferma dapprima sulla strategia stragista di Setola: «Durante gli ultimi cinque anni di libertà, ho più volte sentito nel clan circolare voci di attentati a magistrati della Dda di Napoli, ad appartenenti alle forze dell'ordine ed a parenti di collaboratori di giustizia». Setola – conosciuto all'anagrafe di camorra con il soprannome di 'o cecato – un obiettivo preciso ce l'aveva. E si chiamava Carmelo Burgio, ex comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, «nei confronti del quale il boss nutriva un forte rancore e risentimento».

La vendetta prima dell'ergastolo
Era diventata un'ossessione per l'assassino casalese, quella di fare la guerra allo Stato. «Ricordo in particolare che Setola, nel prospettare la sua definitiva condanna giudiziaria, ribadiva con forza di voler aggredire lo Stato, con attentati a tutti coloro che lo rappresentavano, sia magistrati, pubblici ministeri della Dda, che forze dell'ordine – ha continuato Venosa –. Nel parlarne mi riferì che se li avesse incontrati per strada, li avrebbe sparati». Per scalare il potere camorrista, secondo il racconto del collaboratore di giustizia, il sicario casertano non si sarebbe fatto scrupoli di trucidare addirittura gli allora superlatitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine («Mi prospettò una conquista totale del clan casalese da raggiungere anche attraverso l'eliminazione fisica di Zagaria e Iovine»).

L'offensiva dell'erede di Sandokan
Il piano di sangue e tritolo sarebbe stato poi sospeso dall'arresto di Setola, avvenuto a Mignano Montelungo per mano degli odiati carabinieri il 14 gennaio 2009. Ma non annullato del tutto. Il fantasma di una rappresaglia selvaggia contro le Istituzioni, infatti, fino a maggio scorso – quindi, fino poco meno di due mesi fa – ha continuato ad aleggiare nei summit di camorra dei Casalesi. È sempre Venosa a spiegarlo: «In altre circostanze conversando con affiliati al gruppo Schiavone... sono venuto a conoscenza della particolare pericolosità di Schiavone Nicola e della sua intenzione di attentare alla vita di qualche magistrato della Dda di Napoli… è stato proprio in occasione di questa vicenda che i due soggetti mi hanno evidenziato la particolare pericolosità di Schiavone Nicola che, almeno per quanto da loro affermato, avrebbe voluto reagire con forza, con bombe e con attentati ad uomini delle istituzioni».

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