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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2012 alle ore 08:09.

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L'allarme di Monti prima di partire per Madrid: se lo spread resta alto il rischio è un governo euroscettico (Reuters)L'allarme di Monti prima di partire per Madrid: se lo spread resta alto il rischio è un governo euroscettico (Reuters)

Ha preso il via alla Moncloa, nel palazzo del governo a Madrid, il summit bilaterale tra il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy e il presidente del Consiglio italiano Mario Monti. Sul tavolo dell'incontro i nodi più delicati della crisi economica. L'incontro è l'ultimo delle tre tappe europee del premier italiano, che nei giorni scorsi si è recato in Francia e Finlandia.

In mattinata il seminario ad Helsinki organizzato dalla Confindustria finlandese
«L'Italia era tradizionalmente uno dei più paesi più europeisti, ma vedo una pericolosa tendenza nell'opinione pubblica e in Parlamento a riconsiderare in modo critico l'Ue e la zona Euro, e alcuni grandi Paesi che si collocano a Nord dell'Italia». Da Helsinki prima di partire per Madrid Mario Monti lancia l'allarme. Il problema dello spread «va preso in considerazione non nella prospettiva italiana, ma europea. C'è una tesi per cui i tassi di interessi alti costringono alle riforme e dunque sarebbero una buona cosa. In passato questo è stato in parte vero, ma oggi per valutare le riforme che uno fa ci sono strumenti migliori, come ad esempio le valutazioni della Commissione europea». Parole che sembrano rispondere indirettamente anche alle osservazione fatte recentemente dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. «Germania e Francia contribuiscono maggiormente al salvataggio della Grecia rispetto all'Italia, ma ottengono anche di più visto che le banche tedesche e francesi hanno una "alta esposizione" in quel paese, mentre gli istituti italiani no». Ha aggiunto Monti. «Noi - ha detto il premier durante un intervento ad un convegno organizzato dalla Confindustria finlandese - non chiediamo e non otteniamo alcun sostegno da nessun meccanismo» europeo. «Siamo il terzo più grande contributore Ue e siamo il terzo più largo contributore in termini di impegno per il salvataggio di Irlanda, Portogallo e del sistema banacario spagnolo. Ma se calcoliamo il netto siamo molto più vicini alle cifre di Germania e Francia. Perchè? Perchè essendo più grandi contribuiscono di più, ma tutti sanno che parte di queste somme tornano indietro in termini di sollievo per le banche tedesche e francesi che sono altamente esposte in Grecia, mentre le banche italiane non hanno questa grande esposizione".

Ieri, in un'intervista al più importante quotidiano finlandese, Helsingin Sanomat apparsa ieri mattina, il premier italiano Mario Monti ha definito l'aiuto di cui il nostro Paese potrebbe avere bisogno per "tirare il fiato" e ottenere una tregua sugli spread troppo alti che non premiano affatto gli sforzi compiuti sul fronte del rigore di bilancio e con importanti riforme strutturali (pensioni, mercato del lavoro e spending review). Dopo una colazione di lavoro a Kesaranta, nella residenza estiva del primo ministro finlandese Jyrki Kaitainen, poco fuori Helsinki, Monti ha fornito ieri l'interpretazione autentica del suo pensiero sollecitando (così come fatto da Kaitanen) una risposta europea agli spread troppo alti. «L'Italia – ha spiegato il presidente del Consiglio – non sembra avere bisogno di aiuti particolari, non ha certo bisogno di un salvataggio della sua economia. Ma aiuti potrebbero servire a causa della lentezza con cui i mercati comprendono gli sforzi compiuti e i risultati raggiunti». Certo, ha aggiunto il professore, «basterebbe la sola attuazione delle decisioni del Consiglio europeo, migliorando la governance e la stabilità dei mercati finanziari con la creazione di un efficace scudo anti spread, per aiutare "de facto" l'Italia a contenere il livello dei suoi tassi di interesse». Ma quello che sembrava un accordo fatto nel Consiglio Ue del 28 e 29 giugno non è stato implementato dal successivo eurogruppo e i dubbi dei Paesi del Nord guidati dalla Germania hanno ripreso vigore.

Posizioni ancora distanti con Berlino come quella sulla licenza bancaria al Fondo permanente salva Stati Esm, vero argomento del contendere al centro di un negoziato serrato e complesso. «Su questo, come su altri temi, le posizioni potranno evolvere nel corso del tempo» ha detto Monti. Alla domanda se fosse favorevole alla concessione della licenza bancaria all'Esm per aiutare i Paesi virtuosi ad abbassare lo spread, Monti ha risposto secco: «Credo che aiuterebbe e credo che questo, al momento debito, succederà». Quanto alla riunione odierna della Bce, Monti non si è sbilanciato: «È molto delicato per un capo di governo esprimere aspettative sulle decisioni della Bce» ma, poi, la stoccata alla Bundesbank: «Desidero solo che tutti i componenti del sistema europeo delle banche centrali mostrino lo stesso rispetto per le decisioni e l'indipendenza della Bce come fanno i governi».

Arrivando ieri mattina a Helsinki, Monti conosceva perfettamente tutti i dubbi e le perplessità del suo collega Kaitanen e non si illudeva certo di modificarne il pensiero ma semmai di approfondire un dialogo già avviato. Monti ha parlato di Kaitanen come uno «degli interlocutori più interessanti e degli osservatori più acuti» tra i leader europei. I due premier si sono chiariti reciprocamente sentimenti e timori delle rispettive opinioni pubbliche. Kaitanen ha ammesso che «la situazione dei mercati non è normale» e che occorre un doppio approccio: «Iniziative europee per calmare i mercati» e nello stesso tempo, «iniziative a livello dei singoli Paesi». Solo così i mercati «avranno modo di valutare adeguatamente gli sforzi di aggiustamento» allentando la morsa degli spread troppo alti. Ma le regole, ha insistito Kaitanen, «devono essere valide per tutti così come sono state scritte e non interpretate». Il premier finlandese ha ringraziato Monti per l'impegno con il quale continua a sollecitare il completamento del mercato unico. Elogi anche da Monti per la Finlandia: «Dobbiamo imparare da voi e velocemente – ha precisato – per creare un ambiente più competitivo». Ma la strada imboccata dall'Italia è quella giusta se è vero che il nostro sarà uno dei pochi Paesi Ue a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Quest'anno il rapporto deficit/Pil sarà del 2%, non buono come la Finlandia ma meglio di molti altri. Abbiamo poi un avanzo primario e «questo significa che il debito italiano è stabilmente su una via di discesa».

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