Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2012 alle ore 06:39.

My24


Entro cinque anni l'India sarà il più grande esportatore e importatore d'Asia, dice il Global Connection report della Hsbc, preannunciando i grandi successi di un Paese non più in via di sviluppo ma già fra i potenti della Terra. Nell'attesa che la previsione dell'Hong Kong Shanghai Bank si realizzi, la metà degli indiani - solo 600 milioni di persone, in fondo - sono di nuovo rimasti al buio. Le autorità non avevano ancora spiegato loro le ragioni del black-out di lunedì, che martedì ne hanno avuto un altro.
Questa volta è accaduto attorno all'ora di pranzo e in serata l'elettricità non era ancora stata ripristinata in molti luoghi del Paese. Se il giorno prima si erano fermati meno di una decina di Stati e circa 360 milioni di persone, questa volta la crisi ha attraversato tutta l'immensa piana gangetica dal Rajasthan e il Punjab a Ovest fino al Bengala occidentale, nell'estremo Est del Paese. Ventidue stati in totale e la metà della popolazione indiana. Una dopo l'altra, sono saltate tutte le reti elettriche regionali. Tutto fermo, come il giorno prima. Compresi gli ascensori di una miniera di carbone a Burdwan, vicino a Calcutta, intrappolando 200 operai. In serata sono stati tutti salvati.
Lo Stato e pochissimi grandi attori privati generano energia elettrica in India. Ma come esiste una vasta economia informale, così c'è anche una produzione informale di energia: milioni di piccoli e rumorosi generatori, migliaia di piccole centrali locali fuori legge. Tutti evasori fiscali in un Paese nel quale la raccolta delle tasse è risibile. Questa volta però la loro illegalità ha impedito al Nord, all'Est e all'Ovest dell'India di collassare del tutto.
Alcuni dei milioni d'indiani rimasti paralizzati nel traffico o nella metropolitana di Delhi (2 milioni di passeggeri al giorno), hanno avuto la conferma della caduta di corrente da Gopal Saxena, il responsabile di una delle compagnie elettriche che servono la capitale: «Sì, sembra che siamo piombati in una nuova mancanza di energia e le cause non sono chiare per niente», ha detto con distacco da burocrate. Più di una delle sue vittime avrebbe voluto avere Gopal Saxena fra le sue mani. Lo stupore e l'incapacità di trovare una soluzione erano diffuse ieri, soprattutto fra coloro che avrebbero dovuto dare risposte. Dopo avere ammesso di non conoscere ancora perché era saltato tutto, la presidenza di Power Grid Corporation of India annunciava: «Il messaggio alla nostra gente è il seguente: siete in buone mani».
Borsa, tassi d'interesse, valori economici primari non hanno risentito particolarmente del black-out che ha investito anche il sistema produttivo nazionale. Gli effetti sono a medio e lungo termine perché la produzione di energia elettrica, 205.340 megawatt, ha a che vedere con la possibilità dell'India di diventare una potenza economica.
Pensando alla semi-paralisi delle riforme indiane e degli investimenti nelle infrastrutture, la vera zeppa che ha bloccato gli ingranaggi della rete di distribuzione energetica, il premier Manmohan Singh ha fatto un piccolo ma decisivo rimpasto di governo. Ha lasciato le Finanze che il mese scorso si era assunte a tempo determinato, e le ha affidate a Palaniappan Chindambaram. È un grande e forse datato ritorno ai tempi migliori delle riforme indiane. Chindambaram aveva già preso il posto di Manmohan Singh alle Finanze, a metà degli anni '90, continuandone ed estendendone il lavoro riformatore.
Il nuovo responsabile dell'economia indiana era agli Interni, ora affidati a un altro. Sarà per un colmo di sfortuna o della versione indiana del Manuale Cencelli, l'annuncio del rimpasto è avvenuto mentre metà del Paese restava a terra. Non solo. Il nuovo ministro degli Interni, un posto di straordinaria importanza in India, è Sushil Kumar Shinde: il responsabile in carica del dicastero dell'Energia, tecnicamente il colpevole del black-out di ieri, dell'altro ieri e di quelli previsti per i prossimi giorni, a meno che il monsone non porti finalmente piogge copiose. Shinde non è il solo responsabile: da quando esiste l'India indipendente e sovrana, le centrali idroelettriche, a carbone e nucleari non riescono mai a produrre più del 90% dei megawatt annunciati. Quando va bene. Ma lo slogan del ministero fino a ieri di Shinde, pubblicizzato anche sui giornali, era: «Mission 2012, elettricità per tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi