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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2012 alle ore 06:38.

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ROMA
Per l'anniversario della strage di Bologna è il momento della riconciliazione della città con il Governo. Il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, è stata applaudita più volte, e conta solo in parte il passato di commissario al Comune della città felsinea. Era dal 2010 che un ministro mancava alle celebrazioni dell'attentato alla stazione del 2 agosto 1980, dopo i fischi nel 2009 a Sandro Bondi. «Ci sono molti interrogativi che rimangono senza risposta e di fronte a questi non ci può essere nessuna porta chiusa. Io sono con voi pronta a percorrere tutte le strade che possono portarci alla verità», ha detto Anna Maria Cancellieri ai familiari delle vittime. Poi ha aggiunto: «Come ha detto Monti alla recente commemorazione delle stragi di mafia, l'unica ragione di Stato è la verità».
E arriva subito l'apprezzamento del presidente dell'associazione delle vittime della strage, Paolo Bolognesi: «Per la prima volta in 32 anni abbiamo sentito un presidente del Consiglio dire che l'unica ragion di Stato è la ricerca della verità». Si legge, insomma, una conferma dell'intesa piena, non solo istituzionale ma anche culturale, tra Viminale e palazzo Chigi: è una scelta precisa e non casuale, dunque, quella di inviare proprio il ministro dell'Interno a Bologna. Per l'ex commissario al Comune è stato un coro di consensi anche perché non si è limitata alle belle parole. Non solo, infatti, ha sottolineato che «per troppo tempo abbiamo assistito all'indecoroso esibizionismo dei carnefici che ha prevaricato i diritti delle vittime: è una stortura della democrazia». E che «quella bomba alla stazione di Bologna, come le altre di quegli anni, è stata un crimine contro l'umanità».
Ma il titolare del Viminale ha anche annunciato «la nomina del commissario, che penso di fare proprio nelle prossime ore, nei prossimi giorni» a cui sarà delegato il compito di dirimere le questioni interpretative della legge sui risarcimenti alle vittime del terrorismo, per andare incontro alle richieste dell'Associazione delle vittime della strage del 2 agosto 1980. Anna Maria Cancellieri, infine, assicura che «è in corso un'evoluzione positiva nell'accesso agli atti, compresi quelli degli organismi di intelligence. Il Parlamento segue l'impegno del Governo nell'introduzione di regole stringenti sull'applicazione del segreto di Stato che scongiuri distorsioni».
Nella giornata non può mancare il messaggio commosso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Il tener vivo il ricordo delle vittime innocenti del terrorismo consente di trasmettere e condividere il senso della libertà e della democrazia, la volontà di contribuire alla tutela dei principi e dei diritti costituzionali, da qualunque parte vengano insidiati o feriti», dice il capo dello Stato.
Napolitano ha sottolineato anche l'importanza della memoria, come pure «delle iniziative intraprese per ricostruire ogni aspetto delle inchieste giudiziarie e parlamentari sulla strage sia quelle, umanamente toccanti, che ripercorrono quel drammatico 2 agosto 1980 attraverso i volti e le storie delle vittime». Tra le polemiche, invece, resta un recente possibile sviluppo giudiziario. Enzo Raisi (Fli) ha ricevuto la risposta dal sottosegretario alla Giustizia Sabato Malinconico per una sua interrogazione con cui chiedeva «se risulti da atti o documenti ufficiali il ritrovamento del diario personale e della carta di identità di Mauro Di Vittorio fra le macerie della stazione ferroviaria di Bologna nell'agosto del 1980». Il sottosegretario ha confermato che sulla morte di Di Vittorio, che faceva parte dell'Autonomia romana, sta indagando la procura di Bologna.
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LA VICENDA GIUDIZIARIA

Le condanne e le «piste»
La strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti e 200 feriti) è uno dei pochissimi gravi fatti di sangue in Italia che abbia avuto una definitiva soluzione giudiziaria: per l'attentato sono stati condannati in via definitiva all'ergastolo Francesca Mambro e Valerio "Giusva" Fioravanti, esponenti del gruppo di estrema destra Nar, ritenuti gli esecutori materiali del delitto. I due, che pure hanno ammesso numerosi altri delitti, hanno sempre negato ogni responsabilità
Nonostante la verità giudiziaria si stata scritta da tempo (la Cassazione si è espressa nel 1995) sono numerose le piste alternative circolate sulla matrice della strage, dal depistaggio per Ustica alla mano del terrorista internazionale Carlos

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